Il giorno dell'adozione di Zac |
Giorni
fa abbiamo trascorso la giornata al Rifugio Amici degli Animali di
Gonnosfanadiga.
Non
che questa sia una notizia di rilievo, dato che ci andiamo di frequente, ma è
da quando siamo rientrati che mi passano per la testa mille pensieri.
L’alluvione
di due anni fa’, oltre a portare distruzione in Sardegna, ha portato una cosa
buona: ho avuto modo di avvicinare la realtà del Rifugio e conoscere alcune
delle persone che fanno volontariato, per rendere la vita dei randagi migliore.
Il
Rifugio è un luogo speciale, molto diverso dai vari canili o strutture di
accoglienza che ricoprono il nostro territorio:ad oggi ospita circa 190 cani
tra cuccioli, anziani, adulti, malati e disabili.
Ma
non è il Rifugio che mi è rimasto impigliato nei pensieri, ma Caterina, la
responsabile, Valeria, la figlia e Giampiero, marito e padre.
Caterina
ti accoglie con il suo dolcissimo sorriso. Il sorriso è il suo personalissimo
“marchio di fabbrica”.
E’
incapace di non sorridere, non può farne a meno.
E
da quel sorriso sprigiona tutta la sua sensibilità e amore che ha verso il
prossimo.
Donna
intelligente, apparentemente fragile, ma sono certa non lo sia. Lo dimostra
l’organizzazione perfetta e l’ordine, la pulizia e la dedizione con cui vengono
accuditi, curati e, soprattutto, amati questi cani.
Tutti
fanno riferimento a lei che, negli anni, ha lavorato di concerto con le
istituzioni, che se pur collaborative sul territorio, conoscendo la sua
generosità, approfittano sicuramente del suo gran cuore, demandandole
problematiche costanti relative al randagismo.
Caterina
difficilmente si tira indietro di fronte alle difficoltà. E il suo
interessamento equivale a trovare soluzioni definitive a qualsiasi problema.
Ma
Caterina non è solo questo.
Prima
di tutto è moglie e madre.
Moglie
di un uomo dolcissimo che sostiene ogni momento e, in ogni modo possibile, il
grande lavoro organizzativo del Rifugio. Sicuro sostegno emotivo, sono certa
che sia di grande ispirazione per Caterina e non solo.
Madre
di una incantevole creatura: Valeria.
Tata
Vale, così la chiamano tutti, è la “mamma” di tutti gli ospiti del Rifugio.
E’
una di quelle rare persone che vengono amate istintivamente da tutti i cani,
anche da quelli che arrivano tra le sue braccia solo dopo aver subito i
peggiori traumi.
Lei
vive per loro e loro la amano incondizionatamente. Subiscono il suo fascino e
lo ricambiano facendo leggere nei loro sguardi, prima impauriti e sofferenti,
solo serenità e amore.
Il
lavoro all’interno del Rifugio è veramente difficile e pesante. Mi viene da
fare il paragone con quello delle casalinghe: lavorano sempre, senza un giorno
di pausa. Organizzano se stesse e gli altri, tenendo tutto in ordine e pulito.
Si prendono cura delle persone con cui vivono sia fisicamente che
psicologicamente.
Direi
che questo elenco calza sia per la casalinga che per le volontarie del Rifugio!
Ma
per certi versi il lavoro della volontaria è anche più pesante e difficile:
prendersi cura dei propri familiari è un discorso ma in Rifugio, abitano 190
creature che appartengono addirittura ad un’altra specie. Non sono
autosufficienti nel mangiare, nel bere e nel curarsi, tanto meno nel tenere
pulito il posto in cui risiedono!
Eppure
Valeria, così come tutte le altre volontarie, dedica tutti i suoi momenti
liberi a loro. Esce dal lavoro e va al Rifugio.
I
giorni di festa li trascorre con loro e ogni sabato si mangia lì, con altre
volontarie, all’ombra del grande ulivo al centro del Rifugio d’estate e ,d’inverno,
con mille maglioni e giubbotti addosso per ripararsi dal freddo.
Il
sabato e la domenica è un via vai di persone.
C’è
chi va a portare una busta di crocchette o a disfarsi di vecchie coperte, che
aiuteranno a combattere i rigori dell’inverno.
C’è
chi va a vedere i nuovi arrivi: ci sono una ventina di cuccioli, tra quelli
nati da mamme randagie e quelli abbandonati come spazzatura, appena finito lo
svezzamento.
C’è
chi porta i propri figli a conoscere la realtà dei cani che vivono rinchiusi in
un box…e io spero che questo li renda adulti migliori di quelli che vedono in
un cane “solo un cane”!
C’è
chi, addirittura, trascorre qualche giornata al Rifugio, pur venendo da
un’altra regione, per aiutare e offrire la forza delle proprie braccia a queste
creature sfortunate.
C’è
chi, come me, ogni tanto sente il forte impulso di farsi 200 km di strada per
arrivare e, altrettanti per rientrare, solo per respirare quella magica
atmosfera piena di amore e di serenità, che solo lì riesco a trovare.
Ho
incontrato persone che conoscevo solo virtualmente e che, da nomi e foto su un
pc, sono diventate persone reali e abbiamo chiacchierato e riso come fanno
vecchie amiche cha hanno tante cose in comune.
L’amore
per queste creature fa viaggiare i pensieri e i sentimenti all’unisono e crea
collaborazioni e grande solidarietà inaspettate.
Il
motto del Rifugio è: insieme si può…e i miracoli che accadono a Gonnosfanadiga
ne sono la concreta dimostrazione.
E’
ora di partire – i chilometri da fare non sono pochi – e la nostalgia ti assale
già.
L’unica
cosa che mi consola è che a casa troverò un rifugio in miniatura che ci
aspetta, ansioso di poterci fare le feste e che abbaierà all’impazzata… ma mi
mancheranno gli abbracci sinceri di Caterina che ti dimostra tutta la sua stima
facendoti conoscere la sua famiglia, ed il dolcissimo sguardo di Valeria,
giovane donna che ha saputo prendere tutto il meglio da due genitori
fantastici.
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