lunedì 21 settembre 2015

Il Rifugio Amici degli Animali

Il giorno dell'adozione di Zac



Giorni fa abbiamo trascorso la giornata al Rifugio Amici degli Animali di Gonnosfanadiga.
Non che questa sia una notizia di rilievo, dato che ci andiamo di frequente, ma è da quando siamo rientrati che mi passano per la testa mille pensieri.
L’alluvione di due anni fa’, oltre a portare distruzione in Sardegna, ha portato una cosa buona: ho avuto modo di avvicinare la realtà del Rifugio e conoscere alcune delle persone che fanno volontariato, per rendere la vita dei randagi migliore.
Il Rifugio è un luogo speciale, molto diverso dai vari canili o strutture di accoglienza che ricoprono il nostro territorio:ad oggi ospita circa 190 cani tra cuccioli, anziani, adulti, malati e disabili.
Ma non è il Rifugio che mi è rimasto impigliato nei pensieri, ma Caterina, la responsabile, Valeria, la figlia e Giampiero, marito e padre.
Caterina ti accoglie con il suo dolcissimo sorriso. Il sorriso è il suo personalissimo “marchio di fabbrica”.
E’ incapace di non sorridere, non può farne a meno.
E da quel sorriso sprigiona tutta la sua sensibilità e amore che ha verso il prossimo.
Donna intelligente, apparentemente fragile, ma sono certa non lo sia. Lo dimostra l’organizzazione perfetta e l’ordine, la pulizia e la dedizione con cui vengono accuditi, curati e, soprattutto, amati questi cani.
Tutti fanno riferimento a lei che, negli anni, ha lavorato di concerto con le istituzioni, che se pur collaborative sul territorio, conoscendo la sua generosità, approfittano sicuramente del suo gran cuore, demandandole problematiche costanti relative al randagismo.
Caterina difficilmente si tira indietro di fronte alle difficoltà. E il suo interessamento equivale a trovare soluzioni definitive a qualsiasi problema.
Ma Caterina non è solo questo.
Prima di tutto è moglie e madre.
Moglie di un uomo dolcissimo che sostiene ogni momento e, in ogni modo possibile, il grande lavoro organizzativo del Rifugio. Sicuro sostegno emotivo, sono certa che sia di grande ispirazione per Caterina e non solo.
Madre di una incantevole creatura: Valeria.
Tata Vale, così la chiamano tutti, è la “mamma” di tutti gli ospiti del Rifugio.
E’ una di quelle rare persone che vengono amate istintivamente da tutti i cani, anche da quelli che arrivano tra le sue braccia solo dopo aver subito i peggiori traumi.
Lei vive per loro e loro la amano incondizionatamente. Subiscono il suo fascino e lo ricambiano facendo leggere nei loro sguardi, prima impauriti e sofferenti, solo serenità e amore.
Il lavoro all’interno del Rifugio è veramente difficile e pesante. Mi viene da fare il paragone con quello delle casalinghe: lavorano sempre, senza un giorno di pausa. Organizzano se stesse e gli altri, tenendo tutto in ordine e pulito. Si prendono cura delle persone con cui vivono sia fisicamente che psicologicamente.
Direi che questo elenco calza sia per la casalinga che per le volontarie del Rifugio!
Ma per certi versi il lavoro della volontaria è anche più pesante e difficile: prendersi cura dei propri familiari è un discorso ma in Rifugio, abitano 190 creature che appartengono addirittura ad un’altra specie. Non sono autosufficienti nel mangiare, nel bere e nel curarsi, tanto meno nel tenere pulito il posto in cui risiedono!
Eppure Valeria, così come tutte le altre volontarie, dedica tutti i suoi momenti liberi a loro. Esce dal lavoro e va al Rifugio.
I giorni di festa li trascorre con loro e ogni sabato si mangia lì, con altre volontarie, all’ombra del grande ulivo al centro del Rifugio d’estate e ,d’inverno, con mille maglioni e giubbotti addosso per ripararsi dal freddo.
Il sabato e la domenica è un via vai di persone.
C’è chi va a portare una busta di crocchette o a disfarsi di vecchie coperte, che aiuteranno a combattere i rigori dell’inverno.
C’è chi va a vedere i nuovi arrivi: ci sono una ventina di cuccioli, tra quelli nati da mamme randagie e quelli abbandonati come spazzatura, appena finito lo svezzamento.
C’è chi porta i propri figli a conoscere la realtà dei cani che vivono rinchiusi in un box…e io spero che questo li renda adulti migliori di quelli che vedono in un cane “solo un cane”!
C’è chi, addirittura, trascorre qualche giornata al Rifugio, pur venendo da un’altra regione, per aiutare e offrire la forza delle proprie braccia a queste creature sfortunate.
C’è chi, come me, ogni tanto sente il forte impulso di farsi 200 km di strada per arrivare e, altrettanti per rientrare, solo per respirare quella magica atmosfera piena di amore e di serenità, che solo lì riesco a trovare.
Ho incontrato persone che conoscevo solo virtualmente e che, da nomi e foto su un pc, sono diventate persone reali e abbiamo chiacchierato e riso come fanno vecchie amiche cha hanno tante cose in comune.
L’amore per queste creature fa viaggiare i pensieri e i sentimenti all’unisono e crea collaborazioni e grande solidarietà inaspettate.
Il motto del Rifugio è: insieme si può…e i miracoli che accadono a Gonnosfanadiga ne sono la concreta dimostrazione.
E’ ora di partire – i chilometri da fare non sono pochi – e la nostalgia ti assale già.

L’unica cosa che mi consola è che a casa troverò un rifugio in miniatura che ci aspetta, ansioso di poterci fare le feste e che abbaierà all’impazzata… ma mi mancheranno gli abbracci sinceri di Caterina che ti dimostra tutta la sua stima facendoti conoscere la sua famiglia, ed il dolcissimo sguardo di Valeria, giovane donna che ha saputo prendere tutto il meglio da due genitori fantastici.

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