martedì 28 luglio 2015

Charlie



Oggi sono andata in visita al rifugio del mio cuore, quello che ha dato i natali, si fa per dire, a buona parte della mia famiglia a quattro zampe. 

Non ero sola. Ho accompagnato mia sorella. 
Qualche mese fa era riuscita a mantenere la promessa fatta al suo vecchio Fly. Adottandolo da un canile sardo all'età di dieci anni, malato di leishmaniosi e cardiopatico, lo aveva portato a casa e gli aveva promesso di amarlo sino all'ultimo istante della sua esistenza. 
Poi gli aveva giurato solennemente che lo avrebbe accompagnato nel suo ultimo viaggio riempiendolo di baci e carezze. 
Fly se n'è andato tra le sue braccia.  Amato e lavato dalle lacrime della mamma che gli ha regalato la dignità perduta con l'abbandono. Ribattezzato a nuova forma, quella di angelo.
Così Fly ha lasciato un posto vacante. E come non dare un'opportunità di riscatto anche ad un altro cagnolino anziano? Tra l'altro,  la compagna di questi ultimi anni di Fly, Trilly, anche lei una gentile signorina anzianotta, è rimasta sola....
Così ho chiamato Caterina,  la responsabile del rifugio del mio cuore: "Cate non è che per caso ti avanza un anzianotto bisognoso di coccole da far conoscere ad una signorina attempata, ma molto tranquilla e ad una madre che ha amore da regalare a fiumi?"
Dopo un breve consulto e un incrocio di sguardi su uno schermo di un PC (l'amore può scaturire anche da un alito di vento...) mia sorella ha scelto Charlie. 
Lui è la matricola numero 1 del rifugio. Il primo cane salvato dal randagismo. Viveva da un po' in una piazza del paese, ma una brutta infezione ad un occhio ha reso necessario l'intervento delle volontarie per poterlo curare. Così nel 2007 è entrato in rifugio. La prima anima salvata dall'amore, dalle cure e dalla dedizione di Caterina,  dalla figlia Valeria e da tutte le tate che a turno hanno votato la loro vita perché queste creature possano vivere una vita dignitosa. 
Ma uno dei compiti più difficili è quello di trovar loro una famiglia.  È l'impegno principale per tutte loro, non meno importante di dar loro da mangiare o curarli quando sono malati.  Trovare una famiglia per ciascuno di loro è l'obiettivo principale di ogni giornata trascorsa al rifugio, dalle 6,30 del mattino sino alle 19 di sera di tutti i giorni dell'anno, feste incluse.
Ma per il piccolo Charlie,  che allora aveva circa un anno, non ci sono state richieste. Lui ha vissute le sue giornate, una dopo l'altra,  di questi otto lunghi anni, insieme alla sua compagna di box Claretta e agli altri compagni del rifugio. Un cagnetto mite, socievole e bisognoso di amore. Con lo sguardo sereno, profondo, pronto a riversare tutto l'amore di cui ha pieno il cuore.
Stamattina,  quando siamo arrivate al rifugio, è bastato sentire urlare il suo nome, che è arrivato scodinzolante e, direi, sorridente. Si è fatto prendere in braccio e accarezzare come se conoscesse mia sorella da sempre. Ha ricambiato le carezze con tantissimi baci e gli occhi languidi dell'età.  
Non sono mancate le lacrime, al momento dei saluti.
In quei momenti nell'aria del rifugio si sprigionano emozioni contrastanti fatte di gioia, per il successo di un'adozione che va a buon fine, di nostalgia che ti assale, ricordando ogni istante trascorso a rendere felici creature come Charlie,  preoccupazione per il suo futuro che, dopo otto anni di routin, deve ricominciare da capo, creando nuovi legami in una casa che non conosce con persone e compagni che non conosce...
Poi ci si fa coraggio e Caterina ti stringe forte tra le lacrime e tu, in questo caso mia sorella, vai via con in braccio un prezioso fardello, da amare e proteggere a costo della propria vita.
Abbiamo viaggiato per due ore alla volta di una nuova vita per Charlie e per mia sorella...
Arrivato a casa dopo un viaggio sereno, ha annusato la sua nuova compagna Trilly, ma si riserva la facoltà di approfondire la conoscenza di quella dolce creatura tutta bianca, morbida e vaporosa.
Ha conosciuto la sorella quindicenne, umana, da cui si è fatto accarezzare serenamente.  Poi si è messo in posa per le foto di rito da inviare a Caterina,  per rassicurarla che va tutto bene, sfoderando il migliore sorriso per la macchina fotografica!  " Cate, io non sto capendo più niente,  ma dalla prima impressione sembrano tutte brave persone! Ti farò sapere come mi troverò in questa nuova vita...ma sta serena per me e sii felice, perché questa nuova mamma mi ha promesso cose bellissime...e vorrei darle fiducia!"
Poi ha deciso di essere l'ombra di quella nuova mamma che trasmette amore e dolcezza da ogni sguardo e da ogni sorriso...il resto si vedrà! 
Buona nuova vita Charlie.  Ben venuto nella nostra famiglia delizioso nipotino...qui ti aspettano tanti cugini per nuove avventure!

lunedì 20 luglio 2015

La leggenda dei Superbau.




C’era una volta una strana famiglia dotata di superpoteri.
Erano tempi in cui qualsiasi problema veniva risolto da questi mitici eroi che, noncuranti del pericolo, si lanciavano senza paura nelle situazioni più difficili, per salvare chiunque ne avesse bisogno.
Era la famiglia dei Superbau.
La più anziana e più saggia era SuperCleo.
Lei sconfiggeva i nemici con il suo fantastico superpotere: l’alitosi!
Era così potente che, in famiglia, erano costretti ad indossare delle mascherine per non cadere nella trappola del suo alito mortale.
SuperCleo era riuscita a sconfiggere nemici potentissimi, tanto che, se si sapeva della sua presenza, nessuno osava comportarsi male.
SuperCleo, nella realtà quotidiana, era una dolcissima cagnolina. Molto piccola di corporatura, ma con uno sguardo vispo e intelligente. Si capiva subito che aveva vissuto a lungo, perché la saggezza traspariva dai suoi occhi, così come la dolcezza, a guardarglieli proprio in fondo in fondo.
Nessuno, almeno in sua presenza, poteva permettersi di fare una cattiva azione.
Lei non sopportava i soprusi, le ingiustizie o la violenza. Quando accadeva si scatenava il suo potentissimo superpotere. Era capace di narcotizzarti con il suo alito e, se non avesse fatto attenzione, ti avrebbe potuto anche uccidere con una sola alitata!
Il secondo anziano della famiglia era SuperEnea.
Il suo superpotere era racchiuso nello sguardo.
E che sarà mai, vi chiederete. Non sembra così originale come superpotere!
In realtà lo sguardo di SuperEnea era talmente triste, ma così triste, che solo a guardarlo pochi secondi venivi contagiato da una tristezza tale, da non riuscire a smettere di piangere. Lui ti poteva far piangere sino a tramortirti e allora dovevi chiedere pietà per essere liberato dalla morsa del suo sguardo tristissimo.
In realtà lui era un supercane felicissimo, ma lo nascondeva talmente bene che nessuno lo aveva mai visto sorridere.
SuperMaccocca era il terzo elemento della famiglia.
Lo spirito libero. Quella sempre un po’ distante dalle regole, ma con un cuore generoso e un animo sempre pieno di gioia.
Aveva una caratteristica, sin da quando era molto piccola aveva l’abitudine di tenere in bocca una piccola pietra. Questa  pietra scivolava tra i denti, sulla lingua, da una guancia all’altra per ore ed ore. Ogni tanto se l’appoggiava sulla zampa e la ripuliva tutta, sino a renderla splendente, per poi ricominciare a rotearla tra le guance.
In tanti le chiedevano spiegazioni, ma lei non aveva mai voluto dir niente. Sino al giorno in cui vide qualcuno in difficoltà.
Un bulletto se la stava prendendo con un bambino che passava lì per caso. Il bimbo non sapeva come difendersi, perché era molto mite e non sapeva, neanche lontanamente, cosa fosse l’aggressività. SuperMaccocca intuì che il bimbo fosse in serio pericolo così, con un unico lunghissimo sputo, pare lungo quasi cinque chilometri, riuscì a colpire il bulletto con la pietra che teneva in bocca, facendolo cadere indietro. Il bulletto, sconcertato, fuggì via, e ci pensò a lungo prima di dar fastidio a chicchessia.
Ecco spiegato l’arcano della piccola pietra di SuperMaccocca.
Poi c’era SuperPoldo, il quarto membro dei SuperBau.
Lui era bellissimo.
Era così bello che se a chiunque fosse venuto in mente di compiere una cattiva azione, bastava che lui gli passasse davanti agli occhi, che sarebbe diventata la persona più mansueta del mondo.
Si dice anche che quando correva, chi fosse stato sfiorato dalla fluente chioma di SuperPoldo, si sarebbe trovato il cuore trasformato. Insomma che lo si vedesse o che si fosse appena sfiorati da tanta magnificenza, lui riusciva a trasformarti in qualcosa di superlativo.
Nessuno poteva sottrarsi al suo fascino, neanche i buoni che, accanto a lui, diventavano ancora più buoni.
SuperPolly era il quinto membro della famiglia.
Lei aveva un superpotere terribile:  era lentissima, ma talmente tanto lenta che improvvisamente, chi la osservava, si trovava immobile di fronte a lei senza saperne la causa.
Talvolta anche in famiglia accadevano cose imbarazzanti: se per caso qualcuno dei fratelli si soffermava ad osservarla un po’ troppo a lungo, poteva capitare di trovarsi immobilizzati dal suo superpotere e bisognava aspettare un po’ prima che svanisse. E’ così che i superfratelli sembravano costretti a fare le belle statuine, ma questo non mancava di strappare sempre un sorriso!
Ma il superpotere di SuperPolly non si limitava solamente ad immobilizzare i malcapitati. Qualora si trovasse di fronte a qualcuno particolarmente cattivo, bastava che incrociasse i suoi occhi, del colore dell’ambra, che il cuore del cattivo di turno si congelava all’istante. Lo scongelamento era previsto col tempo, ma non prima che la cattiveria lasciasse il posto alle buone azioni.
Il piccolo della superfamiglia era SuperZac.
A vederlo non aveva l’aspetto del supereroe: gli occhi da cerbiatto e quell’andatura claudicante traevano tutti in inganno.
SuperZac aveva due importantissimi superpoteri: il primo gli consentiva di allungarsi a dismisura. Con le sue superzampine allungabili poteva raggiungere qualsiasi cosa anche a distanza elevata, traendo in salvo persone nelle situazioni più disparate.
Essendo noto a tutti questo suo superpotere, veniva spesso chiamato dai Vigili del Fuoco per avere il suo prezioso aiuto.
L’altro superpotere di SuperZac, non meno importante, erano le orecchie.
Si proprio le orecchie: erano talmente grandi che quando le apriva, diventavano come delle grandi ali di uccello, tanto da potersi librare nell’aria.
Insomma un vero piccolo supereroe sotto tutti i punti di visti. E nonostante la giovane età non gli mancava la saggezza che lo aiutava a ponderare a lungo i suoi interventi, perché fossero efficaci senza margine di errore.
Sei SuperBau fantastici sei coraggiosi supereroi pronti a sacrificarsi per gli altri, in pericolo o meno. Bastava sentissero, con le loro vibrazioni, anche solo un piccolo malumore, che intervenivano prontamente per portare gioia e amore incondizionato.
Si racconta di loro che, nei tempi in cui intervenivano nelle più disparate situazioni, tutti si sentivano al sicuro. Certi che niente di brutto sarebbe più potuto accadere perché sul mondo vegliavano i mitici SuperBau.
I sei supereroi dal cuore grande… più grande del mondo!


giovedì 16 luglio 2015

Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi



“Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi”. Così recita una meravigliosa canzone.
Vorrei prestare i miei occhi per vedere ciò che vedono e hanno visto.
Cleo giovanissima che mette alla luce i suoi cuccioli e li cresce con un amore inimmaginabile. Enea che entra nel ruolo di padre solo quando Cleo glielo consente e, solo allora, dà il meglio di se.
Vorrei poter fissare con i miei occhi e poterlo trasmettere come un proiettore su un grande schermo, tutti i miei dolcissimi risvegli con Cleo ed Enea.
Noi tre ci facevamo compagnia. Ci facevamo coraggio in questa vita, dove mi sentivo così sola e sbagliata. Loro sono stati la mia roccia, il mio appiglio dolcissimo. Vorrei potervi far vedere i loro musetti assonnati, il loro stiracchiarsi lento nel salutare il giorno… Ogni mattina mi hanno svegliato con i loro abbracci.
Vorrei cancellare dai miei occhi, invece, l’immagine della loro paura, provata per colpa di persone insensibili che li vedevano come un pericolo e un disturbo. Erano ancora due cuccioli e, ogni volta che uscivano in terrazzo, qualcuno buttava giù acqua.
Per lungo tempo Enea è uscito in quel terrazzo guardando in alto con occhi spaventati, aspettandosi il peggio.
Vorrei, invece, avvolgere il nastro, per poi riavviarlo lentamente e rivivere la scoperta della vita in campagna. Le prime lunghe corse nei campi. Niente guinzagli, niente pettorine, niente ostacoli…solo la libertà.
Cleo che si siede per la prima volta sulla nuda terra e non in un pavimento o esclusivamente su un divano o un letto. Ci ha messo mesi…e quel momento avrei voluto che i miei occhi potessero scattare una foto a imperitura memoria.
I primi approcci con Maccocca, lei spirito libero di campagna e loro, due ordinati e disciplinati cagnolini di città. Lei si rotolava ovunque trovasse fango, loro non si sporcavano neanche quando pioveva a dirotto!!
Poi finalmente nella nostra casa.
Mai più soli.
Una vera famiglia. Io e Francesco e loro tre, Cleo, Enea e Maccocca.
Vorrei fissare, come se fosse un marchio a fuoco, il primo incontro con Poldo. Francesco che mi dice “Ma hai visto quanto è bello quel cane?”
Vorrei potervi far vedere dentro gli occhi di Poldo quando ci guarda negli occhi.
Pupille contro pupille. Un tuffo nel suo sguardo limpido dove leggi tante di quelle emozioni da farti venire i brividi.
Io non riesco con nessuna foto a farvi vedere ciò che vedo…magari quando scatto, quel magico momento che ha catturato la mia attenzione, è già svanito e lui sta correndo per una nuova avventura.
Vorrei farvi rivivere come in un film, tutti i momenti, tutte le piccole variazioni del suo carattere. Vorrei farvi leggere nel suo cuore come lui fa leggere a noi.
Avrei voluto che i miei occhi fossero una cinepresa tutte le volte in cui ha reso migliori i suoi compagni di vita, Cleo, Enea e Maccocca. Ognuno di loro ha avuto un dono da lui…noi compresi…
Vorrei farvi vedere il suo entusiasmo.
Vorrei farvi vedere i numerosi tentativi per far giocare Polly.
Vorrei che vedeste Polly che ci guarda come se l’avessimo fatta rinascere…ma in realtà è lei che ci ha fatto rinascere...un’altra volta.
Vorrei farvi perdere negli occhi del cucciolo magico e farvi vivere, solo per un istante,  nel favoloso mondo in cui ha legato il nostro cuore al suo…per sempre…
Vorrei farvi rapire dagli occhi di Zac.
Hanno quell’espressione tra l’imbronciato e la paura dell’ignoto. Non sembrano gli occhi di un cucciolo. Tu sai che ha solo sei, sette mesi circa, ma quando lo guardi nel profondo degli occhi, sprofondi in una vita lunghissima e non sai come sia possibile.
“Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi”.
Per godere di ogni attimo di cui godiamo noi.
Vorrei poter raccogliere sotto forma di pozione ognuno dei momenti vissuti con i nostri cani e, magari, poterla regalare,  come si regala un profumo.
Appena svegli, una doccia rinfrescante e due gocce di momenti magici per rendere la giornata veramente speciale.
Oggi hai bisogno di sentirti più amato? Due sole gocce della pozione speciale e la giornata cambia colore.
Se solo si potesse “spremere” tutto il bene che abbiamo ricevuto da loro, lo si potrebbe bere, la mattina, al posto dell’acqua col limone. Con effetti positivi, che non avrei difficoltà a garantire al cento per cento!
Vi darei gli occhi miei per vedere il magico mondo del Rifugio Amici degli Animali. Vi darei le mie emozioni per perdervi ogni voltà in una bolla di amore puro. E’ nell’aria. Lo si respira. Lo si tocca. Te lo senti addosso e ti rimane appiccicato come un vestito bagnato dalla pioggia, che vorresti non si asciugasse più.
E quando si asciuga devi ritornare in quel magico mondo…e non puoi fare a meno di portarti via qualcuno da quei box pieni di cani amatissimi, perchè quell’amore te lo vuoi portare a casa,  per tenerlo tutto per te…


Così diversi..un'unica meta...



Avere un cane è sicuramente un evento che ti cambia la vita in meglio.
Entra nella tua quotidianità un esserino che non ti chiede niente, se non mangiare, bere e una quantità industriale di coccole, ma che ti restituisce centuplicato tutto ciò che riceve.
Riesce a moltiplicare per cento anche quando non  riceve nulla.
Avere un cane, quindi, ti arricchisce sempre.
Ma se hai solo un cane ti precludi la possibilità di conoscere profondamente il suo carattere.
Una cosa è la relazione che intercorre tra te ed il tuo cane. Ben altra è, invece, quella che intercorre tra te e i tuoi cani e quella tra loro…
Se non avessi deciso di dare un compagno a Cleo, non avrei mai scoperto quanto sia dominante e allo stesso tempo fragile.
Tende a voler avere tutto sotto controllo e a sottomettere chiunque incroci il suo cammino. Lei affronta le sue paure con un atteggiamento aggressivo, che nasconde il suo bisogno di essere protetta, accarezzata, cercata…
Enea ha vissuto una vita fatta di dolore fisico. Lo stress lo ha tradotto in calcoli alla vescica: il peso delle cose che lo impaurivano è diventato fisicamente “pietra”.
Oggi, dopo dieci anni di ansie, più o meno superate, aggredisce la vita mostrandole i denti. 
Fa vedere i denti a tutti: maschi, femmine, cuccioli…
Ma la cosa sorprendente è che tutti capiscono che non hanno nulla da temere da lui!
Quando Enea fa vedere i denti a Poldo, lui glieli lecca e lo accudisce come se fosse un suo cucciolo appena partorito. Abbiamo pensato che fosse un atteggiamento esclusivamente di Poldo, in realtà, più o meno hanno tutti la stessa reazione. 
Enea ha ringhiato e fatto vedere i denti a Maya, la cucciola di due mesi nostra ospite per poche settimane, e lei ha reagito leccandogli il muso e non allontanandosi per aver visto il segnale di pericolo. 
Zac, anche lui ancora cucciolo, non ha paura di Enea che lo ringhia, nonostante sia caratterialmente molto schivo.
Viene da pensare che loro sanno quando c’è da aver paura… ed Enea non è certamente una minaccia per loro!
Maccocca è l’anarchica del gruppo.
Lei è dolcissima ma ha un atteggiamento del tutto contro le regole. Gli altri mangiano e lei arriva quando hanno finito. Gli altri dormono dentro e non fanno rumore e lei ha deciso di dormire fuori ed abbaiare chiunque respiri!
Se fosse un cane feroce sarebbe veramente problematica. In realtà è talmente mansueta che da lei si può accettare anche l’anarchia!
Poldo è Poldo. Sarò ripetitiva, ma Poldo si sta trasformando, giorno dopo giorno, nell’essere speciale che si leggeva nei suoi occhi sin dai primi giorni.
Dopo un lungo periodo di adattamento e di riscoperta di se stesso, oggi Poldo è l’ago della bilancia di questa famiglia a quattro zampe.
Ha un entusiasmo contagioso: lui gioca con tutti e tutti giocano con lui, volenti o nolenti (con Polly ci sta ancora lavorando!).
Enea lo ringhia di continuo e tenta costantemente di sottometterlo ma non può fare a meno di giocare con lui e scaricare, così, tutte le sue ansie e le paure continue. Tanto da essere riuscito a stabilizzare, almeno così spero, tutta quella orrenda e dolorosa produzione di calcoli alla vescica che lo hanno veramente fatto soffrire enormemente!
Ma non lo cerca solo Enea. Alla fine tutti vogliono giocare con lui, grandi e piccini.
Poldo è un cane estremamente intelligente e sensibile, ma non perde occasione per procurarsi attenzioni e carezze, che lui adora!
Polly ha un carattere molto pacato. La lentezza è la caratteristica di questa delicata cagnetta dagli occhi languidi affamati di amore e attenzioni.
Ha un debole per Francesco e scarsissimo interesse per i suoi simili. Con loro non gioca ma, quando “la mandria” parte in quarta per inseguire qualsiasi cosa, lei segue la scia e, sempre di più, con un incedere più convinto.
Se arriva Francesco non vede niente e nessun altro al di fuori di lui, tanto da ossessionarlo. Lo perseguita come un eccellente stalker… delle volte è persino inquietante.
Con me non mancano le richieste di carezze. Ma solo se non c’è Francesco a disposizione!
Tranne l’altro giorno.
Ha iniziato a cercarmi di sua iniziativa e a richiedere attenzioni. E sin qui niente di strano…in fondo lo so che mi vuole bene…la stranezza però è stata rifiutare un pezzo di pane dalle mani di Francesco per poi prenderlo dalle mie. Polly sembra non riuscire a fare più cose contemporaneamente: sembrava che essendosi concentrata, nella giornata, sulle mie attenzioni, non potesse concederne o accettarne da altri, così come quando cerca Francesco e non accetta niente da me…
Zac è il più piccolo di età e l’ultimo arrivato in famiglia.
Timido, delicato e non invadente. E’ un cucciolo meraviglioso.
Cerca attenzioni ma non impone mai la sua presenza. 
Cerca i momenti di gioco con i suoi simili ma non si impone. 
Coglie le occasioni favorevoli per giocare con loro ma non provoca scontri.
Anche con la gatta, Maya, è curioso ma le si avvicina con delicatezza. Se si rende conto del suo malessere indietreggia lasciandole spazio...tanto da aver incuriosito Maya e da averla vista tendendo la zampina a Zac che andava lontano da lei per non disturbarla…
Ha ancora tantissima paura di Francesco. Lo guarda da lontano, possibilmente non visto, perché se incrocia il suo sguardo lo distoglie immediatamente.
Se Francesco si avvicina lui se ne va. Se gli porge del cibo non lo accetta. Ma se ci sono io vicino e Francesco gli avvicina la mano, lui gliela lecca.
Se Francesco sta riposando sul divano, lui lo guarda da lontano e qualche volta, facendosi coraggio, va a sdraiarsi ai suoi piedi, nel pouf… ma non devono incrociarsi gli sguardi...altrimenti si allontana..
Se avessimo avuto un solo cane non saremmo mai stati spettatori e, talvolta protagonisti,  delle loro interazioni. Non avremmo avuto modo di conoscere profondamente il loro carattere perché la relazione sarebbe stata solamente tra ciascuno di loro e noi.
Se avessimo avuto un solo cane non avremmo potuto essere così consapevoli della fortuna che abbiamo avuto nell’incrociare il nostro percorso con il loro. 
Ciascuno, infatti, ci ha arricchito la vita con la sua diversità e con il proprio personalissimo modo di amarci.
Se avessimo avuto soltanto un cane non avremmo mai capito che, nonostante le loro diversità, le loro passioni, i loro modi differenti di approcciarsi alla vita, l’unico loro obiettivo, una volta incrociato il tuo sguardo, è riempirti di amore profondo ogni istante della loro esistenza.

Così diversi…un’unica meta!

lunedì 6 luglio 2015

Un tuffo nel passato.




Enea e Cleo sono entrati nella mia vita da piccolissimi.
Cleo aveva quattro mesi quando l’ho portata a casa e, i suoi primi mesi di vita li ha trascorsi in allevamento.
Enea è arrivato a casa che aveva solamente un mese e mezzo di vita. Me l’ha portato un ragazzo a cui avevano dato lui e la sua sorellina, che la madre non voleva più allattare, se ricordo bene.

Maccocca è arrivata nella casa in campagna dove abbiamo abitato per un anno, che aveva circa sei mesi. Si è materializzata dal nulla, tanto che abbiamo pensato che fosse stata abbandonata. In realtà potrebbe essere frutto di una gravidanza di qualche cagnetta che vive nella zona industriale di Alghero, una di quelle seguite dalle volontarie, che ancora non sono riuscite a sterilizzare, perché magari non si fa avvicinare!
Abitavamo poco distanti…quindi è lecito pensarlo…
Ma Maccocca, sin dal primo momento, sembrava che avesse vissuto sempre con noi. Sembrava quasi che non avesse un passato.
La sua unica paura è la macchina. Detesta viaggiare, infatti le evitiamo questa tortura, se non in caso di estrema necessità.

Da quando è entrato nella nostra vita Poldo, le domande sul suo passato sono state tantissime e, tutte, senza una risposta.
Nel primo periodo di convivenza nella nostra famiglia, Poldo ha dato segni di terrore in presenza di persone di una certa età, in particolare di sesso maschile.
Così come si spaventava tantissimo quando qualcuno gesticolava vicino a lui. Ma dovevano essere sempre uomini, altrimenti non dava segni di disagio.
A questi segnali, ovviamente, abbiamo cercato di dare delle spiegazioni.
Lui ha vissuto un anno e mezzo con degli ipotetici proprietari, prima di essere abbandonato e legato alla rete del Rifugio.
Che vita avrà vissuto con i precedenti proprietari?
Come lo avranno trattato, soprattutto quando hanno capito che non era adatto per la caccia?
Le risposte che potremmo ipotizzare non sono certo buone, date le reazioni di Poldo.
Grazie al cielo, però, i cani hanno la capacità di recuperare tutto il loro entusiasmo e la fiducia nell’uomo, tanto da “dimenticare” o per lo meno “accantonare” le brutte esperienze.
Oggi non si spaventa più così facilmente. Accoglie tutti con grande entusiasmo e quando dorme, riposa serenamente, e sogna e russa beatamente, magari spaparanzato a pancia all’aria, da non capire più, sotto quel cumulo di peli, da che parte stia la testa o la coda!

Polly si terrorizza anche solo se starnutisci accanto a lei o se fai un movimento brusco. Ma ha vissuto tanto tempo in Rifugio e altrettanto da randagia, perciò è lecito pensare che per la sua sopravvivenza abbia dovuto temere tutto ciò che le stava intorno, prima di capire se fosse realmente un pericolo.
Guardandola dormire tutto quel tempo, o stare distesa al sole nelle ore di punta, ci ha fatto pensare che in qualche modo abbia capito di essere al sicuro, qui con noi, e che ora può riposare senza temere o può riscaldarsi al sole senza che nessuno osi infastidirla.
Lei è l’opposto di Poldo. Lui è energia pura infilata in un corpo peloso a quattro zampe. Lei è l’immagine della pacatezza, della docilità.
Ha un carattere forte: non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, maschi, femmine, cuccioli. Se lei non vuole essere disturbata si può star certi, che non si fa avvicinare. Una ringhiata secca, ed è fatta! Nessuno la cerca.
Ma non è mai violenta. La sua apparente aggressività è quasi una corazza per non essere coinvolta in beghe che non le interessano.
Quando lei ha voglia si avvicina e ti guarda con lo sguardo più dolce del mondo. Gira tutta la testa, stile “L’esorcista” e fa sporgere quei suoi canini bianchissimi…e lì ti chiedi…”ma è o non è un cane??”.
Come avrà vissuto da randagia? Avrà avuto dei cuccioli prima di arrivare in Rifugio ed essere sterilizzata? Avrà avuto compagni di avventure o avrà vissuto da sola prima di incontrare gli angeli che l’hanno salvata?
Quante domande senza risposte…

Proprio in questi giorni, a poco più di una settimana dall’arrivo di Zac, ne affiorano nelle nostre teste tante altre.

Zac è stato trovato sul ciglio di una strada con una zampa penzoloni, a soli tre mesi. Vomitava ossicini.
Cosa si può pensare sentendo un racconto simile?
Che orrore lasciare una creatura che ha appena visto la luce, sola, in balia dei pericoli dell’abbandono.
Quante ore, giorni, settimane ha vissuto da solo? Come si è fratturato il femore? L’hanno investito? Lo hanno brutalmente buttato da una macchina?
Ma soprattutto, chi gli ha fatto tutto questo?
Zac è una creatura dolcissima. Ha la vitalità di un cucciolo di sei mesi ma la pacatezza di un cane adulto. I suoi occhi esprimono tutte le sue paure, ma il suo atteggiamento tradisce la sua voglia di coccole e di protezione.
Sin dal primo momento in cui lo abbiamo conosciuto in Rifugio, ho notato che aveva molta paura di Francesco.
La cosa mi è sembrata alquanto strana, perché da quando conosco Francesco, è sempre stato una calamita per cani e bambini!
Zac lo guarda da lontano e distoglie lo sguardo se Francesco lo osserva.
Vorrebbe avvicinarsi ma ha timore.
Se per caso è seduto accanto a me, e Francesco lo accarezza, lui si irrigidisce, ma non può fare a meno di leccargli le mani.
Lo teme ma lo incuriosisce. Lo teme ma lo osserva da lontano.
Rientrando a casa da Gonnosfanadiga, insieme a Zac, lui non è riuscito a mettersi a suo agio. Ha viaggiato per due ore senza rilassarsi un attimo. Ogni tanto mi guardava, ma solo se capiva che non lo stavo osservando. Se mi giravo distoglieva lo sguardo.

Ora sa che da me non deve temere niente. Mi cerca, mi regala tantissimi baci e viene a cercare protezione e coccole.

Con Francesco fa due passi avanti e uno indietro…
Chi può avergli fatto tutto questo? Chi gli ha tolto la fiducia nell’uomo?
I cuccioli hanno la giusta curiosità che li porta a conoscere il mondo e la fiducia cieca dell’inesperienza, che non li blocca davanti agli ostacoli.
Provano tutto, proprio come i bambini che mettono gli oggetti in bocca, perché è con la bocca che iniziano a conoscere le cose del mondo.
A Zac, quella fiducia e quella allegra spensieratezza nell’affrontare le cose del mondo, è stata portata via a soli tre mesi di vita.
Ora, dopo che gli angeli di Gonnosfanadiga hanno curato le ferite del suo corpo, anche se porta ancora i segni di quel trauma, io e Francesco, ci impegneremo a curare le altre ferite.
Lo faremo ritornare cucciolo per poter nuovamente sperimentare e gioire delle nuove scoperte.
Gli faremo conoscere l’amore di una famiglia e il calore di una casa dove trovare protezione, cibo , compagnia, serenità e giochi sfrenati con i suoi nuovi compagni.
E quella mano che ogni tanto riesce a leccare, col tempo non dovrà più fargli paura.

Sarà la mano da cui riceverà solo carezze e le cure per la sua dolcissima anima.

giovedì 2 luglio 2015

Le Fate Madrine

Cleo


Maccocca


Maccocca


Polly

Enea


Poldo
Zac



C'erano una volta due fate. Si chiamavano Fatila e Fatana.

Erano le fate più potenti del bosco e la loro fama era giunta sino alla fine del mondo, tanto che tutti i principi e le principesse desideravano averle accanto, a loro protezione.

Fatila e Fatana erano due fate buone. Sempre pronte ad aiutare i più deboli. Sempre disponibili ad aiutare in caso di necessità, ma senza mai perdere il loro magico sorriso e buonumore!

Fatila e Fatana, come le più moderne delle fate, avevano fatto un gruppo su whatsapp per tenersi in contatto con tutte le altre amiche fate e amici stregoni del bosco.

Una sera, essendo venute a conoscenza dal Cucciolo Magico dei sei cani speciali di una famiglia speciale, iniziarono a discutere sul futuro di questi cagnetti.

Infatti tra i loro compiti di fate buone c’è quello di proteggere gli esseri più deboli della terra come cani e gatti, perché non si trovino mai in serie difficoltà o che, in quei casi, possano essere tratti in salvo.

Fatana voleva diventare madrina di Zac.

Essere madrina di un cucciolo o, comunque, di un animale in generale, è un onore per l’animale ma anche per la fata in questione.

Essere madrina, anzi, Fata Madrina, è come essere promossi di grado… e nel caso dei sei cani speciali, poter essere loro Fata Madrina sarebbe stato, addirittura, un onore!

Fatana: “Io sarò madrina di Zac!” scrisse su whatsapp.

Lì intervenne prontamente Fatanangela, quella che aveva il compito di accudirli nella quotidianità: “Ma come, e gli altri rimangono senza Madrina?”

Fatana: “Allora sarò Madrina anche di Cleo, di Polly e di Maccocca” “Sarò Fata Madrina dell’anno!!!” disse con orgoglio.

“Poldo ed Enea sono miei”, intervenne Fatila.

“No” rispose Fatana.

“Si” insistette Fatila. “Tu  ti sei presa Cleo e Polly, cedimi una femminuccia”

Fatana: “Te la cedo…ma in realtà te la cedo per finta!” “Diciamo che ti nomino Madrina per procura”

Fatila: ”Se mi dai anche Cleo ti do Maya” –la cagnetta ospite della famiglia speciale, che però sarebbe andata via dopo qualche giorno!

“E no!” rispose Fatana, “Maya deve andar via!”

“Ma no!!” disse Fatila “Parlavo di Maya la gatta!!”

E si, perché nella famiglia speciale c’erano sei cani e una gatta di nome Maya.

Fatanangela che leggeva con attenzione lo scambio di messaggi tra le due amiche fate, iniziò a perdere la testa!

“Insomma” disse “Non sto più capendo chi è madrina di chi! Vi prego fate un riepilogo!”

Così, esclusa la gatta dai giochi, perché si sarebbe creata troppa confusione, anche se si dice che, sia Fatila che Fatana siano madrine ad onorem della dolce Maya miagolosa, si decise per Poldo, Enea e Polly con Fatila come madrina e Zac, Cleo e Maccocca con Fatana.

Ma Fatana non era d’accordo. In realtà lei avrebbe voluto per se tutti i nanetti, cioè Zac, Enea, Cleo e Maccocca e a Fatila sarebbero andati soltanto Poldo e Polly.

L’oggetto del contendere tra Fatila e Fatana alla fine divenne Maccocca.

Lei era la preferita di Magomar, il mago loro amico che si prendeva cura dei sei piccoli, insieme a Fatanangela.

Maccocca ha sempre avuto un fascino particolare, pertanto non era strano sentire quasi litigare le due fate per avere l’onore di essere la loro madrina.

A quel punto, non ricordo neanche più chi, ha iniziato a porsi il problema dei corredi da preparare per i loro futuri matrimoni.

Ma la preoccupazione più grande è nata per l’educazione dei sei piccoli, ignari che qualcuno decidesse per loro, matrimoni, studi e viaggi all’estero per diventare dei bravi cani di famiglia!

Fatanangela era preoccupatissima che le Fate Madrine potessero viziare troppo i sei piccoli, ed espresse le sue perplessità: “Ora me li viziate e da grandi finiranno per drogarsi!”

Fatila per non preoccupare Fatanangela intervenne subito: “I miei li faccio laureare!” “Ho grandi progetti”

“Si si” la schernì l’amica “Laurea ad Honorem in Poldologia Applicata!”

“No” rispose Fatila “Poldo si prenderà la laurea in Saltologia Scientifica Quantica” “Mentre Enea si potrà laureare in Allegria Nascostamente Presente” “E per finire Polly, le farò studiare Antilopologia Sardica Applicata”

Fatana per niente sconfitta dai grandi progetti di Fatila così decise: “I miei li faccio partire per l’Erasmus: Zac in Canada, Cleo in Germania e Maccocca in Spagna”
"Zac farà il giro del mondo in solitaria mentre Maccocca in Spagna potrà fare nuove esperienze"
“Cleo andrà a cercare i suoi veri genitori. Lei era il cane del grande stratega Vonpincherausbaus, che ha usato per carpire informazioni sulla sua famiglia. Una volta scoperte le prime notizie lo ha immobilizzato con una delle sue famosissime alitate, per poi scappare ed introdursi nel controspionaggio Russo.

Con l’Oriente Express è riuscita ad arrivare in Cina e lavorare al fianco dell’imperatore, che però non sapeva che in realtà, lei continuava ad essere la matha hari del principe mongolo Gengis Can”

Detto questo intervenne Fatabìo, l’esperta di erbe del gruppo e di rimedi naturali, per chiedere cosa fosse tutto questo baccano con quel continuo scambio di messaggi! Lei stava lavorando ad una pozione magica che avrebbe sconfitto le malattie da tutto il mondo e, per la grande concentrazione, le era scoppiato un gran mal di testa. In più continuava a sentire i numerosi bip di notifica del gruppo di whatsapp e non capiva cosa stesse succedendo!

Fatto un breve riepilogo a Fatabìo sulla diatriba tra le due future Fate Madrine, non volle entrare nella discussione, perché troppo concentrata sulla salvezza del mondo!

Magomar, che quella sera era al lavoro, ebbe come l’impressione che le due amiche fate fossero impazzite, in realtà sapeva che tutto questo discutere, nasceva solo dal grande amore per i suoi sei cani, che lo aspettavano a casa insieme a Fatanangela.

Fatanagela non potè che sentirsi orgogliosa di tutto quel discutere.

I principi e le principesse di tutto il mondo si contendevano come madrine Fatila e Fatana, mentre loro cercavano di spartirsi i suoi meravigliosi piccoli, per affiancarli nella loro meravigliosa vita.

Cosa si può volere di più. Col sorriso ancora sulle labbra, salutò le sue care amiche, che avrebbe rivisto di lì a poco per una delle loro solite rimpatriate.
Ringrazio per il prezioso contributo il meraviglioso gruppo dei Giulianangeli che, molto spesso, rende le nostre giornate più leggere. I Giulianangeli sono sempre pronti a venire in nostro soccorso o semplicemente a tenerci compagnia.
Un ringraziamento particolare va alle due Fate Madrine che mi hanno consentito di utilizzare i loro dialoghi per questa meravigliosa storia d'amore!