venerdì 28 ottobre 2016

Enea

In questi giorni ti guardo con occhi diversi: cerco di imprimere nella mia mente ogni tua immagine, tutti i ricordi di dieci anni ma, soprattutto, ogni momento che passeremo insieme da qui in poi.
La nostra strada insieme è stata complicata.
Mentre io combattevo per farmi un posticino nel mondo, tu, da questo mondo sei stato terrorizzato sin dai tuoi primi giorni di vita.
Un cucciolo socievole con tutti i suoi simili ma tenuto a freno dalla tua compagna di vita, Cleo, troppo possessiva con te, tanto da avere come suo unico obiettivo quello di sottometterti ai suoi desideri.
Un cucciolo pieno di paure alla costante ricerca di protezione.
Queste paure, quante paure...
Ogni paura un macigno. Tanti macigni che hai preso dentro di te, tanto di soffrire a lungo di calcoli e quindi di terribili coliche che hai affrontato con tantissimo coraggio.
Un intervento che, a soli cinque anni, ti ha fatto perdere la giovinezza. Abbiamo tolto un piccolo sassolino di un centimetro ed in cambio si è imbiancato improvvisamente il pelo del tuo musetto.
Ma questo è stato solo l'inizio di un lungo calvario.
Vissuto dall'età di un mese protetto dal mio amore, per te non è stata la cura sufficiente per sentirti invincibile contro questo mondo così chiassoso e tremendo.
Da quel momento in poi ho fatto i salti mortali per trovare la strada per la tua serenità,  compreso trovare una casa in campagna, lontano dallo stress e libero di sfogare le tue ansie e le tue paure.
In compenso, nel percorso per trovare la tua serenità e ritrovare il tuo equilibrio,  ho trovato un pezzo della mia vita.
Mi hai fatto incontrare l'amore e da lì in poi, la strada per la tua serenità, l'ho percorsa con Francesco. Hai guadagnato un secondo punto fermo anche se c'è voluto del tempo prima che lo fosse!
Per te, per noi quattro, Cleo compresa, abbiamo trovato la nostra casa in campagna e Maccocca, una nuova compagna di vita che hai saputo accogliere con entusiasmo e con la tua socievolezza ritrovata...
Uno dopo l'altro hai accolto i tuoi nuovi fratelli: Poldo, Polly ed infine Zac.
Ma sei sempre un ottimo padrone di casa ogni qualvolta abbiamo deciso di accogliere in stallo qualche bimbo peloso più sfortunato di te come Maya, Milou, Gina e Tino.
È proprio questa capacità di accogliere i tuoi simili, certamente aiutato dal grande equilibrio di Poldo, che ci ha permesso di tenere a pensione degli ospiti.
Così abbiamo potuto conoscere Pimpa la nostra vecchietta preferita, la piccola Gilda, Shadi e Zirca e Dora il terremoto!
Per non parlare di come hai accolto il nostro cucciolo magico Gigi. Tuo fratello per una settimana, ma come se lo fosse da sempre!
A questo punto abbiamo provato a darti tutto: cibo, cure, amore..tantissimo, una famiglia allargata e la possibilità di socializzare con i tuoi simili ed infine, tanto spazio dove poter correre libero, dove poter annusare e scaricare tutte le tensioni e dimenticare, forse, le tue numerose paure.
Sono trascorsi dieci anni da quando ti hanno portato nel mio appartamento che stavi in una mano.
Abbiamo camminato tanto insieme. E ancora camminiamo...e spero lo faremo ancora a lungo.
Da un po' di settimane, però,  è come se, attraverso una capsula del tempo, tu fossi ritornato indietro.
Hai percorso a ritroso la tua vita e ti sei fermato esattamente nel periodo in cui le paure ti hanno schiacciato, tanto da toglierti la tua naturale vitalità e voglia di giocare.
Trascorri le giornate a dormire oppure a temere chiunque ti circoli attorno. I tuoi fratelli ti infastidiscono, gli ospiti, sia umani che canini ti terrorizzano. I tuoi occhi gridano aiuto e trasudano disperazione.
Vorresti vivere tra le mie braccia o sul divano incollato a Francesco.
Così abbiamo deciso di indagare su questo ritorno al passato.
La veterinaria che ti segue da anni e che non ti vedeva da tempo, ti ha trovato piuttosto invecchiato.
Il tuo occhio destro non vede più tanto bene e, molto probabilmente, inizi a percorrere la triste strada della demenza senile.
I fantasmi nella tua testa ti fanno temere ogni cosa, ogni rumore,  ogni tentativo di avvicinamento di chiunque dei tuoi fratelli voglia starti vicino. Tu ringhi e il tuo pelo si rizza per la paura.
È la parola che meglio descrive la tua vita: paura.
È il fil rouge della tua esistenza.
A nulla è servito ogni nostro sforzo. Perché forse questa stupida vecchiaia ti porterà via quella serenità conquistata con tanta fatica.
Ti cancellerà i ricordi dei giochi spensierati e delle corse in giardino con Poldo, Zac e Maccocca.
Ti farà ricordare soltanto le paure, colonna sonora della tua giovinezza.
Oggi ti guardo, ti accarezzo, ti stringo forte baciandoti quella testa occupata dai fantasmi, sperando di cancellarli ad ogni bacio.
I tuoi occhi supplicano protezione, senza capire che nella tua casa,  sei già protetto dalla tua famiglia e nulla di male potrà mai accaderti.
Chissà che nel fondo del tuo cuore, in un angolino remoto, il nostro grande amore ti possa accompagnare in questo  periodo difficile.
Abbiamo fatto tanta strada insieme.. ed altrettanta ne faremo, spero, cercando di regalarti una vecchiaia fatta solo di serenità.
Ti prometto che combatteremo al tuo fianco per sconfiggere ogni nuova o vecchia paura.

martedì 23 agosto 2016

Intervista con il Poldo!


G. Vorrei ringraziarla signor Poldo, per averci concesso questa esclusiva!
P. Ringrazio Lei per avermi dato la possibilità di raccontare a tutti questa mia nuova esperienza inaspettata.
G. Iniziamo dal principio: Lei signor Poldo, è arrivato qui a marzo del 2014, quindi sono trascorsi più di due anni dal suo arrivo. Ci dica, Le era mai capitato di incontrare dei bambini? Vorrebbe raccontarci la Sua versione dei fatti? 
P. Certamente. Si è vero, sono arrivato qui più di due anni orsono...
Ho vissuto,  e vivo, serenamente insieme ai miei fratelli,  amato, accudito e curato nel corpo e nello spirito. Come immagino Lei sappia, ho da poco sconfitto la Leishmania e, per questo,  mi ritengo molto soddisfatto! 
Ma non avevo mai fatto l'esperienza che Le vado a raccontare: un giorno di questa estate i miei genitori decidono di ricevere a pranzo degli amici. In particolare, due di questi, hanno tre figli. Sono Alessio di otto anni e i gemelli Simone e Valerio di due anni e mezzo! 
Le lascio immaginare lo sconcerto mio e dei miei fratelli quando li abbiamo visti arrivare. Normalmente accogliamo le macchine che entrano in giardino con un abbaiare festante. Sa, ci siamo messi d'accordo da tempo, organizziamo un breve concerto di benvenuto a chiunque venga a trovarci e, Le dirò, ho visto che gradiscono tutti! Quel giorno, però,  abbiamo interrotto il concerto perché la situazione era troppo nuova per noi. Nel silenzio più assoluto questi che, poi ci hanno detto essere dei bambini, sono scesi dalla macchina piuttosto intimiditi. Polly, che oramai fa parte anche lei a tutti gli effetti del comitato accoglienza,  non sentendosi particolarmente a suo agio, ha deciso di battere in ritirata,  mentre Zac si è occupato di far feste a tutti gli adulti presenti. Io sono rimasto basito...mi sono seduto e son rimasto a guardare.
G. Poi cosa è successo? Ci racconti! 
P. Era ora di pranzo e,  in veranda,  era già  apparecchiato per ricevere gli ospiti.  Loro si sono accomodati e mentre Cleo, Enea e Maccocca gironzolavano intorno e sotto al tavolo, Polly si é ritirata in pianta stabile nelle cucce e Zac si è nascosto sotto il tavolo del soggiorno,  anche lui dentro casa. 
Io ero un po' perplesso ma, mi sono fatto coraggio e ho provato a dare un'annusatina di qua e di là.  Nel frattempo i bambini hanno imparato i nostri nomi e con molto coraggio e rispetto, guidati  dai loro genitori,  hanno iniziato ad accarezzarci.
Soprattutto i gemelli si divertivano a chiamarmi. Io, per non deluderli arrivavo subito e ne approfittavo per prendere qualche carezza in più dalla loro mamma,  sino a che Simone  ha urlato "La mamma è miaaaaa!" Non ho capito cosa intendesse...così ho continuato a prendere carezze il più possibile.  È sempre meglio far scorta ed essere previdenti per i periodi di magra...non si sa mai!
Durante la giornata i bimbi sono stati molto bravi...abbiamo guardato insieme i cartoni in  tv sul divano, dove Enea ha dato il meglio di se: uno dei gemelli ogni tanto gli dava un colpo in testa con un cucchiaino e lui, non ha mosso un muscolo. Lo ha lasciato fare incurante. 
Così quando l'altro ha deciso di mettermi attorno al collo la collana della madre, io non ho battuto ciglio! Ho visto la mamma guardarmi incredula perché sembravo una mummia tanto sono rimasto immobile! Ma non volevo essar da meno di Enea.
Cleo, dal canto suo, pur non amando affatto i bambini, si è lasciata accarezzare un paio di volte di buon grado, senza staccare la mano di netto a nessuno, anzi, sembrava gradire le attenzioni. Forse perché durante il pranzo, da sotto al tavolo, cioè nella sua postazione preferita, ha potuto raccogliere tutto ciò che è caduto ai bambini, espletando la sua funzione utilissima di "aspiracibo". Questo perché sa che se cade del cibo per terra potremmo avere un'invasione di formiche...e non sarebbe troppo bello!
In tutto questo tempo Polly è rimasta nella cuccia. Se guardata troppo intensamente dagli ospiti,  rivolgeva il suo sguardo verso il muro. Così era certa di non essere notata. 
Zac invece si è fatto cullare in un sonno ristoratore protetto dalle gambe del tavolo del soggiorno.  È uscito poche volte per qualche giretto di ispezione e per sgranchirsi le zampe insieme a me.
G. Poi cosa è successo? 
P. Guardi ho visto di tutto nella mia vita ma non credevo ai miei occhi quando ho visto i gemelli passare dalla gattaiola! All'inizio ero perplesso ma, vederli ridere soddisfatti, per essere riusciti a passare dalla nostra porticina mi ha dato quasi un senso di soddisfazione! 
Non le dico le risate quando hanno fatto di tutto per lavare i ciucci o le mani nella nostra bacinella dell'acqua! Non so perché ma la loro mamma aveva l'aria preoccupata...
L'episodio che più degli altri lascerà il segno nei miei ricordi è quando, nel pomeriggio,  i bimbi hanno voluto fare il riposino dentro le nostre cucce! Se avessi avuto le mani avrei applaudito sino a splellarmele!!!

G. In conclusione, che cosa pensa di questa vicenda? 
P. Credo di aver dato tutto me stesso.  Ho dato attenzione a tutti senza essere invadente.  Non sono  saltato addosso a nessuno perché i bambini non si spaventassero e mi sono fatto fare di tutto. So che Alessio,  il più grande, ha detto che sono il suo preferito tra tutti e sei, perché "li ordino tutti"... e questo per me è un gran complimento e motivo di orgoglio!
La mamma da allora mi guarda con occhi sempre più innamorati e, quando sono andati via tutti, ci ha abbracciati  commossa. 
Polly, due minuti dopo essere andati via i bambini,  ha iniziato a correre come una matta per tutto il giardino e ogni tanto,  si avvicinava alla mamma e al babbo girando la testa stile "esorcista" come suo solito, per farsi accarezzare, felice di sentirsi libera e a suo agio. Ha fatto capire chiaramente quanto si senta felice, serena e protetta.
Zac..una volta andati via gli ospiti ha iniziato le sue gare sfrenate con me e Maccocca. 
Insomma è tornato tutto alla normalità. 
È stata una bella esperienza. Oggi ho preso la mia prima medaglia d'oro olimpionica per il comportamento e l'equilibrio nell'affrontare nuove sfide.
G. Che dire. Ci sono venuti i brividi di commozione nel sentire il racconto di questa avventura!  Vorrei ringraziarLa a nome di tutti coloro che La seguono sia sul blog poldoeisuoifratelli.blogspot.com che sulla sua pagina Facebook e, speriamo,  di poter avere l'onore di sentirLa presto in una prossima intervista.
P. L'onore è tutto mio! Un bau a tutti...vi voglio bene!

venerdì 1 luglio 2016

Le nozze di legno

La tradizione vuole che ogni anno di matrimonio venga simboleggiato da un materiale specifico. 
Più si va avanti con gli anni celebrati in coppia, più è resistente il materiale.
Nel nostro quinto anno di matrimonio festeggiamo le nozze di legno: si presuppone che nei cinque anni trascorsi, finito il rodaggio, si inizino ad intravedere i primi segni di consolidamento. 
Come i due alberi della leggenda che, pazzamente innamorati l'uno dell'altra, per compassione la Terra stessa aveva provato ad avvicinare i rami delle loro chiome con terremoti, inondazioni, bufere di vento. Ma nulla aveva potuto unirli! La Terra non sapeva che il loro amore era così forte che le loro radici si erano da tempo intrecciate in un lungo abbraccio...
Così come le colonne del tempio raccontate da Kahlil Gibran, che distanti l'una dall'altra, senza mai toccarsi, sorreggono entrambe tutto il peso della costruzione regalandole equilibrio e solidità e ancora, come le corde del liuto che solo vibrando all'unisono creano una meravigliosa melodia, ma sempre conservando ciascuna il proprio peculiare suono...
Così è il nostro amore...
Noi così diversi e cresciuti in mondi così distanti...nel tempo abbiamo intrecciato le nostre radici, abbiamo sorretto e ci siamo sorretti nei momenti difficili che la vita ci ha voluto presentare e abbiamo vibrato all'unisono, riempiendo la nostra vita di risate e di gioia.
La nostra è una famiglia allargata. 
Siamo noi due...completati da sei esseri speciali che ci fanno impazzire per il disordine, il divano sempre occupato, gli abbai a sproposito, ma di cui non potremmo più fare a meno. 
La nostra casa non è mai vuota, non è mai fredda..
E se talvolta diventano insopportabili,  spesso si fanno talmente piccoli e discreti da averci insegnato ad aprire la porta ad altri esseri speciali di passaggio.
Ciascuno di loro ha aggiunto la propria personale nota alla nostra armonia consolidata, ma pur sempre in evoluzione e in costante crescita.
Ciascuno di loro si è portato via un pezzetto di cuore..ma quanto ha lasciato nei nostri ricordi e nelle nostre emozioni, lo sappiamo solo io e te, quando ci guardiamo negli occhi,  sin giù nel profondo dove non può guardare nessuno e, senza bisogno di parole, sappiamo di essere ciò che siamo per ogni passo che la vita ci ha fatto fare e perché ciascuno di loro ci ha lasciato un po' del suo amore.
Cinque anni di matrimonio dove è capitato di tutto, perché la vita è fatta anche di questo. Ma sai che credo fermamente che "avviene ciò che conviene" perciò ben vengano le prove, le avventure, le gioie e i dolori.
Vorrà dire che dal legno, passeremo alle nozze di ferro e passando per quelle d'ottone raggiungeremo quelle d'argento...per le altre non mi pronuncio perché nel frattempo dovrebbero inventare l'elisir di lunga vita!
Qualche giorno fa, pensando a questa giornata, abbiamo deciso di ricordarla a lungo: da oggi nel nostro giardino ci sarà un altro albero da frutto in più. 
Sarà un albero speciale: innanzi tutto lo abbiamo piantato insieme. 
Sarà il nostro "chiodo nel muro" il nostro piccolo traguardo raggiunto con sacrificio. 
Lo cureremo così come si cura e si fa crescere l'amore, per ricordarci che ognuno di noi ha bisogno di cure e di nutrimento. 
Verrà potato a suo tempo e ne coglieremo i frutti... con l'augurio che siano sempre abbondanti per poterne far dono a chi amiamo.
Buon anniversario amore mio!

lunedì 20 giugno 2016

La raganella curiosa.

Si racconta da secoli la storia della raganella curiosa.
Era nata chissà quando in uno stagno sperduto chissà dove e si chiamava Lella.
Era molto più intelligente di tutti i suoi fratelli e sorelle girini con cui era cresciuta e, con i quali, era diventata una meravigliosa raganella dal colore verde acceso, da far invidia al più rigoglioso campo di piselli!
La vita nello stagno scorreva serena ma la nostra raganella curiosa non riusciva ad accontentarsi.
La notte, con gli occhietti al cielo a guardare le stelle, Lella continuava a chiedersi cosa ci fosse oltre lo stagno.
Non poteva credere che esistessero solo lei ed i suoi fratelli al mondo...c'era troppo spazio per essere abitato solamente da esserini così piccoli!
Una notte sognò così tanto intensamente di fare il giro del mondo, alla scoperta di nuove specie e di nuovi posti, che al suo risveglio si ritrovò nel giardino di una casa di città!
Lella la raganella era un po' confusa. Si era avverato il suo più grande desiderio ma, anziché esserne felice, si sentiva spaesata e anche un po' impaurita!
Si mise a curiosare intorno: era un bel giardino ombreggiato, con tante piante e fiori colorati. Sembrava un piccolo paradiso...ma mancava qualcosa! Non c'erano pozze d'acqua!
La cosa la preoccupò. Così continuando a cercare finì per infilarsi in una finestra...ecco...era finita in trappola.
Si trovava in una stanza piena di libri ed il suo cuoricino batteva all'impazzata. Si guardava attorno la piccola Lella, ma non riusciva a vedere vie di fuga. Così si fece ancora più piccola sperando che non le accadesse niente di male.
Intanto ripensava ai suoi fratelli ed alle sue sorelle che giocavano spensierati nello stagno in cui erano nati, lontano dai pericoli e certi di poter vivere una vita ricca di avventure.
Un po' le veniva da piangere ma, Lella la raganella curiosa, non voleva cedere alle debolezze del suo carattere. Lei era intelligente,  piena di vita e con tanta curiosità nei confronti del mondo. Doveva solo far rallentare il suo cuoricino e pensare a come uscire da quella situazione incresciosa.
Voleva tornare a casa al più presto per poter raccontare tutto alla sua famiglia.
All'improvviso si aprì la porta della stanza dove Lella rimaneva nascosta, ed entrò una donna.
Aveva un'espressione gentile e i loro occhi si incontrarono quasi subito. Lella capì che non doveva temere...
La signora doveva essere una fata. Lella sapeva che sparse per il mondo esistono le fate che proteggono tutti gli animali.
"Vuoi vedere che mi sono introdotta nella casa di una fata!" Pensò la raganella, "Se è così sicuramente mi aiuterà a tornare a casa!"
La signora era veramente una fata, si chiamava Fatasorella.
Fatasorella chiamò in suo soccorso il marito Magocognato, che prese la raganella delicatamente e la posò tra le sue mani.
Lella era agitatissima. Chiuse gli occhi e ripensó alle numerose, bellissime, stelle che punteggiano il cielo durante la notte, e che accompagnavano i suoi sogni di giovane raganella curiosa. Strizzó forte forte gli occhi e pregò intensamente che niente di male le potesse accadere.
Intanto Magocognato sistemò la piccola Lella in un barattolo,  con un po' d'acqua e con un telo traforato affinchè potesse respirare...
Salì sulla sua velocissima bicicletta, zaino in spalla, con dentro il prezioso fardello e cercò di fare più in fretta possibile: sapeva che quel tragitto, se pur breve, per Lella poteva essere spaventoso. Al buio, dentro il barattolo, con un pochino d'acqua,  ma senza conoscere la meta finale, la piccola doveva essere veramente spaventa!
Dopo un tempo che alla piccola raganella sembrò interminabile,  Magocognato la portò vicino ad un grande vascone di acqua di sorgente,  popolato di girini festosi.
Lella si guardò attorno e si tuffó.
Un lungo interminabile tuffo liberatorio sino al fondo del vascone!
Poi risalì in superficie e rimase un momento col musino all'insù...guardava il suo salvatore...sperando che capisse che quella era una delle migliori espressioni di gratitudine che potesse regalargli!
Era tornata a casa...non era il suo stagno...
Ma la magia delle stelle che brillano nel cielo, la dolcezza e la protezione della Fatasorella con l'aiuto prezioso di Magocognato,  hanno fatto si che il desiderio della piccola raganella curiosa, Lella, si avverasse nel migliore dei modi.
Era finita in una colonia di raganelle verdi cone lei, in un luogo pieno di magia e di avventura. Al sicuro dai pericoli ma pronta a scoprire nuovi amici e nuovi luoghi incantati.
Si racconta che la raganella curiosa si stabilì definitivamente nella colonia del vascone d'acqua di sorgente, mise su famiglia...centinaia, migliaia di girini tutti curiosi di scoprire il mondo.
Se incontrate una raganella fuori posto, ricordatevi che è sicuramente uno dei numerosissimi figli di Lella, la raganella curiosa...guardatela negli occhi, saprà dirvi se ha bisogno d'aiuto...se così fosse siate la fata del momento...vi renderà eterna gratitudine e riempirà la vostra vita con la sua magia.

domenica 12 giugno 2016

La vera storia di Vermentino...












C'era una volta un bellissimo vigneto di ceppi di vermentino sperduto nelle campagne di un paese della Sardegna. Questo paese, conosciuto per l'ottimo vino, non poteva che chiamarsi Sorso...
Arrivata la stagione in cui ogni mamma ceppo aspetta di riempire la sua bella famiglia grappolo con tanti piccoli pargoli acini urlanti, accadde un disguido.
La solita cicogna, che ogni anno era addetta al trasporto degli acini di vermentino,  questa volta, per colpa della sveglia che non aveva suonato, si preparò in fretta e furia e, nella concitazione, prese, al reparto smistamento, il fardello sbagliato.
Fatto il suo lungo viaggio sino a destinazione, lasciò il prezioso carico sotto un ceppo a caso. Sapeva che gli acini, da soli, avrebbero trovato le loro rispettive mamme e che avrebbero composto il loro bel grappolo. Così,  senza preoccuparsi troppo, d'altronde erano secoli che compiva il suo dovere di stagione in stagione, se ne andò via senza accorgersi di nulla.
Nella vigna di vermentino intanto, dal piccolo fardello, uscì un po' confuso un minuscolo cucciolo di cane!
"Oddio" pensarono all'unisono le mamme ceppo "Dove saranno finiti i nostri piccoli acini! E come faremo a nutrire questo cucciolo ancora così fragile!"
Per fortuna nella vigna, nonostante fosse un posto piuttosto difficile da trovare, viveva un vignaiuolo.
Si chiamava Gaetano e portava una folta barba, nera e lunga. A vederlo, col suo aspetto un po' burbero, poteva far paura! In realtà era tutta apparenza, infatti Gaetano il vignaiuolo aveva un gran cuore.
Così un giorno,  Gaetano il vignaiuolo, in uno dei suoi giri per prendersi cura dei suoi amati ceppi di vite, vide in lontananza un piccolo fardello. Incuriosito si avvicinò e vide sbucare il musetto di un cucciolo ormai allo stremo delle forze. Non mangiava da chissà quanto perché, per via dell'errore della cicogna distratta, non c'erano mamme a disposizione. Per giunta lo stavano divorando i parassiti.
Gaetano il vignaiuolo non ci pensò due volte: lo prese in braccio e, vedendolo così piccino, del colore degli acini di vermentino maturati sotto il nostro sole più caldo, lo battezzò Vermentino!
Lo portò con se e si prese cura di lui.
Vermentino era molto grato per aver trovato una mano buona, che lo aveva tolto da una situazione piuttosto pericolosa, senza neanche capire appieno cosa gli fosse successo.
Passavano i giorni e il piccolo Vermentino faceva compagnia al vignaiuolo nello svolgimento del proprio lavoro. Gli piaceva soprattutto accompagnarlo quando andava sul trattore. Dal quel mostro dal rombo possente poteva vedere lontano e, tra le braccia del buon vignaiuolo,  sapeva di non dover temere più nulla.
Ma in cuor suo, il piccolo Vermentino,  dal carattere solare, sapeva che da qualche parte una mamma lo stava aspettando. Lo aveva sentito dire alle mamme ceppo, che nel frattempo avevano dovuto fare una lettera raccomandata di protesta al sindacato delle cicogne per riavere i propri piccoli, che chissà nel frattempo dov'erano finiti!
Le mamme ceppo gli avevano detto che sicuramente qualcuno lo avrebbe cercato. Si, perché tutti hanno una mamma, sostenevano, e anche lui avrebbe trovato la sua.
Così dall'alto del trattore Vermentino guardava l'orizzonte e aspettava...
In un giorno di vacanza il buon vignaiuolo ricevette delle visite.
Amici che non vedeva da tempo, venuti da molto lontano,  decisero di andarlo a trovare, nonostante la difficoltà di trovare la vigna sperduta nelle campagne del paese con lo strano nome.
Dopo una lunga strada ecco che arriva un amico del vignaiuolo con la moglie.
Vermentino non sta nella pelle. Non sa perché ma si sente particolarmente agitato. Non riesce a star fermo un attimo, ma soprattutto,  non riesce a star lontano da quella donna tanto gentile che lo guarda amorevolmente.
Quello sguardo lo rapisce e non riesce a smettere di saltarle addosso e riempirla di baci!
Dalla vigna,  le mamme ceppo hanno capito la situazione al volo, e fanno arrivare la loro voce col nostro vento di maestrale, perché Vermentino sappia che, probabilmente,  quella è proprio la sua mamma che è andata a prenderlo!
Ora è tutto chiaro per il piccolo Vermentino!
Ecco perché gli batteva così forte il cuore e non riusciva a star fermo un attimo.
Mamma Barbara,  così si chiamava, provò la stessa sensazione: aveva trovato,  senza volerlo, il suo cucciolo. Le aveva rubato il cuore in un battito di ciglia, tanto che il buon vignaiuolo,  vista la felicità degli amici, acconsentì a portar via Vermentino.
Barbara ed il marito sarebbero partiti pochi giorni dopo per raggiungere la loro casa, tanto lontana da lì. I biglietti dell'aereo erano già stati fatti e non era possibile portare anche Vermentino. Richiamare la cicogna era impensabile! Chissà dove lo avrebbe portato questa volta!!
Fu così che mamma Barbara col papà dovettero, a malincuore,  lasciare Vermentino col vignaiuolo, e tornare a casa senza di lui.
Erano tutti un po' tristi e delusi, soprattutto il piccolo Vermentino che c'era rimasto male. Ma il maestrale lo rassicurò:"Vedrai, piccolo Vermentino,  la tua mamma troverà il modo di tornare a prenderti, me lo sento!".
Così mamma Barbara, tornata a casa, iniziò a contattare tutte le fate madrine che conosceva,le fate che si prendono cura dei cuccioli, perché fosse recuperato il suo piccolo e fosse preparato per la partenza. Le fate madrine iniziarono a far partire il loro fortissimo tam tam d'aiuto, tanto da mobilitare tutte le fate madrine della Sardegna.
Fatamorena da Bologna ha contattato Fatacate che a sua volta ha contattato Fatanangela.
Fatanagela ha chiamato il buon vignaiuolo e nell'arco di pochissimo tempo il piccolo Vermentino si è ritrovato in una casa con altri esseri della sua specie.
Vermentino è impazzito dalla gioia! Eh già! Sino a pochi minuti primi era convinto di essere un acino d'uva, invece, ha capito che lontano da quella vigna che gli aveva, comunque,  dato i natali, c'era tutto un mondo inesplorato fatto di giochi coi suoi simili, pappe buone, morbidi divani o cucce su cui dormire e, soprattutto le braccia di Fatanangela e di Magomar pronte ad abbracciarlo e a proteggerlo ad ogni costo, in attesa di farlo arrivare a casa da mamma Barbara e del papà.
Vermentino non ha fatto che giocare e dimostrare continua gratitudine,  tanto da aver conquistato un posto speciale nel cuore di tutti.
Ha imparato tante cose nei pochi giorni di permanenza a casa di Fatanagela e di Magomar, ma ha dato tutta la gioia e l'amore che ha potuto per ringraziarli dell'assaggio di quella nuova vita che gli stava piacendo tantissimo.
Ma il tam tam delle fate madrine non era ancora finito. Mancava ancora qualcuno che accompagnasse a casa il piccolo Vermentino.
Così,  contattata Fatalaura, esperta nei viaggi dei piccoli cuccioli, si è rivolta al più noto traghettatore esperto mondiale di viaggi.
Il Magoalfio con una grossa balena bianca, sua amica, spesso si assicura che alcuni piccoli dispersi raggiungano felicemente le loro mamme.
Fu così che il piccolo Vermentino, alle prime luci dell'alba, dopo aver inondato di baci Fatanangela e Magomar, ormai al limite della commozione, accompagnato dalle amorevoli mani di Magoalfio, prese il largo sull'enorme balena bianca sua amica, alla volta della sua nuova vita, fatta di amore smisurato, coccole, giochi sfrenati, ma, per cominciare,  da una festa di benvenuto che ha radunato tutto il vicinato e gli amici più cari di mamma Barbara e papà, in trepidante attesa del meraviglioso Vermentino,  che da oggi si chiamerà Tino, perché come dice mamma Barbara:"Vermentino non si può sentire!!!"
Buona vita piccolo Tino. Hai saputo rubarci il cuore...ci manchi già.
Il lieto fine di questa storia, liberamente ispirata ad una storia realmente accaduta, è merito del lavoro di concerto di persone meravigliose che hanno collaborato  nel momento in cui sono state coinvolte.
Perché come dice sempre la mia cara amica Cate "Insieme si può!".

sabato 28 maggio 2016

Quarantasettesima stazione...

Mi preparavo ad assaporare questa giornata, che volevo vivere senza grandi programmi, andando a letto presto.
I cani ieri non avevano voglia di dormire, al contrario di me, così ho deciso di chiudere la gattaiola, per evitare che continuassero ad uscire e ad abbaiare alla luna!
Stamattina mi sono svegliata alle 6 e ho pensato di riaprire la gattaiola per farli uscire e poi, rimettermi a dormire un altro po'...
Non è stata una buona idea...eh no!
In un attimo é iniziata una cagnara spropositata, tanto che ho pensato stessero inseguendo la povera Maya, la gatta, e che la stessero facendo a pezzi! Esco di corsa in giardino e scopro che ce l'avevano con un povero riccio. Un grosso riccio che è riuscito ad infilarsi dietro la casetta attrezzi.
Sgrido tutti e li faccio rientrare a casa e chiudo nuovamente la gattaiola. Silenzio...
Bene...mi rimetto a dormire...
Apro gli occhi, sono le otto, decido di alzarmi.
Ricomincio la giornata come se nulla fosse...
Faccio uscire i cani e, tempo due secondi, riparte la cagnara! Mannaggia, il riccio è ancora lì ma, stavolta, non ha fatto in tempo a trovare riparo, così in sei gli stanno addosso cercando di morderlo, senza riuscirci per fortuna! 
Lui si finge morto..è una grossa palla di aculei adagiata su una catasta di assi di legno.
Io parto come don Chisciotte, armata di scopa, che maneggio come una micidiale lancia, tentando di tenere lontani i cani...che mi guardano increduli e coi musi sporchi di sangue! 
Oddio! Stanno uccidendo il riccio!
Ma no! Che stupida...lui si è chiuso a riccio...e li ferisce coi suoi aculei ad ogni tentativo di morsicarlo!
E adesso che li ho allontanati come lo prendo? Ho la scopa...ci vorrebbe una paletta! Mentre penso che se mi allontano ricominciano ad abbaiare,  arriva in mio aiuto Sancio Panza, che nel frattempo si è svegliato ed è corso armato, anche lui, di scopa!!!
Prende il riccio con le due scope, come se fosse un gustoso boccone di un ristorante cinese con le bacchette, e lo lascia andare nel terreno confinante,  lontano da ogni pericolo.
Il riccio è stato tratto in salvo...sospiro di sollievo..
E gemito di dolore...nella strenua difesa del riccio, un chiodo ferocissimo, si è conficcato nel mio tallone!
Ecco...così ha inzio il mio quarantasettesimo compleanno!!!
Mentre do da mangiare alla ciurma, iniziano ad arrivare i messaggi di auguri nella chat delirante dei pochi intimi che frequentiamo io  e Sancio Panza: li leggo mentre faccio colazione e scopro che lo scambio di messaggi è avvenuto in pseudo brasiliano...quindi i primi auguri sono diventati auguronji!!!
Ce la posso fare...la giornata è appena iniziata e io non ho fatto programmi,  eccetto un paio di commissioni in città. 
Inizio a leggere i numerosi messaggi di auguri ricevuti attraverso Facebook e poi, prima di iniziare a commuovermi troppo, mi preparo per uscire.
Sono pronta. Non prima di aver risposto ad una piacevolissima telefonata: è un'amica. Lei un paio di giorni fa ha subito un delicato intervento alla testa, ma ci teneva a sentirmi e io ho avuto il piacere di chiacchierare e scherzare con lei...lei è sempre la stessa, ride alle mie stupidaggini e io ne sono felice.
Ecco, adesso sono pronta per davvero! 
Usciamo e facciamo le commissioni previste.
Una delle fate madrine dei miei cani, una delle componenti la delirante chat di whatsapp,  ci invita a pranzo. Una cosa alla buona, con quelle belle atmosfere familiari che piacciono tanto a me...non prima di aver preso l'aperitivo in un bar equivoco dove non ci hanno offerto neanche uno stuzzichino, tanto che Sancio ha chiesto al barista un tramezzino "ignorante"...tanto per stare in tema col locale.
Dopo pranzo Sancio Panza mi propone una passeggiata a Castelsardo. Il tempo si è un po' rovinato, ma é una buona occasione per salutare un'altra cara amica e le mie due nipotine scodinzolanti, di cui una proveniente da Gonnos.
La chiamo ma non risponde. So che è a casa a quell'ora, così le facciamo una sorpresa. 
In realtà lei mi aspettava...era d'accordo con il cospiratore che mi ha accompagnato per tutto il giorno...e mi ha fatto trovare una torta buonissima con le fragole e i kiwi e una gustosissima crema chantilly.
Mi godo la sua compagnia e le feste di Schaz e Dhana e poi, via a casa.
I sei cacciatori di ricci non ci sono più...mi accolgono sei musi festanti, entrare attraverso il cancello di casa è veramente un'impresa: Poldo mi salta addosso, Zac mi segue su due zampe perché con le altre due si regge sul mio fondo schiena, stile trenino di capodanno,  Cleo, Enea e Maccocca abbaiano all'impazzata e Polly ci aspetta non curante sul divano, dentro casa.
Siamo tornati a casa.
Questa giornata senza programmi si è riempita di affetto, di attenzioni e di strade nuove per ritornare a casa. Nuovi percorsi ma che portano dove mi sento al sicuro, amata e protetta. Chi conta c'è sempre...
Ho un anno in più, capelli bianchi in più e questi odiosi chili in più che non mi abbandonano. Percorro nuove strade, da sola o in compagnia del mio Sancio Panza, che davanti alle mie lamentele sul doppio mento nelle foto, mi dice:"Ma no! Quelle sono fossette!" Suscitando una mia fragorosa risata e facendomi capire quanto poco importa se non assomiglio ad una modella di qualche rivista! Anche se...non gli avrebbe fatto schifo!
Però, un'altra delle fate madrine, oggi particolarmente brasileira, mi ha regalato la copertina di Vogue e uno dei migliori appelli in cui potessi sperare se fossi una randagia in cerca di adozione! 
Buona quarantasettesima stazione a me!

mercoledì 11 maggio 2016

Le magie dell'amore...gli occhi di un cucciolo.

Un anno fa, in una giornata di sole, poco prima di pranzo, hai varcato il cancello del giardino carico di doni preziosi. 
Non sapevamo ancora quanto ti sarebbero costati cari.
Eri stato abbandonato a soli sei mesi e non abbiamo non potuto innamorarci di te in un lampo. 
Hai fatto tutto in un lampo: hai imparato ad usare la gattaiola, a non sporcare in casa, a dormire sul divano e farti amare immensamente dal primo sguardo, perché tu non avevi tempo da perdere. Non avevi tempo...
A distanza di un anno, da giorni ho temuto l'arrivo di questo momento, perché sapevo che in ogni istante avrei rivisto il tuo musetto buffo e, la sua assenza, avrebbe fatto sgorgare le lacrime.
Sei giorni di te hanno lasciato il segno. 
Da quando hai messo le ali noi abbiamo aperto il nostro cuore e abbiamo sperimentato: abbiamo accolto Maya, due mesi, cagnetta abbandonata in un distributore di benzina, ora felicemente adottata da Lisa e Stefano. Poi abbiamo accolto "il piccoletto", abbandonato in un paese vicino, ora Milou, quattro mesi, uno spinone dolcissimo che ha trovato una casa piena di amore tra le braccia di Simona e del piccolo Jacopo. Infine abbiamo ospitato la piccola Gina di appena un mese, cucciola di mamma randagia, ora si chiama Marta e vive a Milano con Giorgia e Fabrizio e due sorelle umane che la viziano da morire!
Se non avessi seguito Francesco quella mattina di un anno fa, non avremmo capito quanto il nostro piccolo branco fosse accogliente e ci saremmo negati l'esperienza bellissima di accogliere delle creature sfortunate, per cambiare il loro destino e scrivere il lieto fine del loro affacciarsi alla vita.
Se non fossi entrato nei nostri cuori rubandoci tutto l'amore possibile,  oggi non avremmo il nostro piccolo Zac.
Quando sei volato via hai lasciato uno spazio vuoto e tanto disagio per quel vuoto che non si colmava.
Abbiamo avuto degli ospiti fantastici che abbiamo amato e di cui continuiamo a seguire i progressi. Le loro foto nelle famiglie che li ha accolti con amore e responsabilità sono una grande gioia e soddisfazione. Ma per un po' di tempo ci è mancato qualcosa...
Tu, piccolo Gigi, dolcissimo cucciolo magico, ci hai portato a scegliere un cucciolo tuo coetaneo che ha rischiato di rimanere in Rifugio. 
Di Zac non aveva chiesto nessuno...lui, probabilmente per merito tuo, stava aspettando noi. Nei suoi occhi i tuoi occhi, nel suo cuore il tuo cuore, nel suo respiro il tuo respiro amore mio.
Io so, dentro di me che ogni bacio per Zac è un bacio anche per te, cosi come ogni carezza. Ma so anche che quegli occhi profondi e dolcissimi che guardano me e Francesco,  sono anche un po' i tuoi occhi dolcissimo cucciolo magico.
In eredità conserviamo nel cuore tutto l'amore che ci hai fatto scoprire e chissà che ora, a distanza di un anno, tu sia entrato in un altro cancello, in un'altra casa e con quel tuo essere dolcissimo, hai stregato un'altra famiglia per donarle i tuoi doni preziosi.
Ciao mio cucciolo magico dispensatore di amore...viaggia nel mondo e rendilo migliore se puoi. Continua a fare le tue magie...e dal grande noce, sotto la tua bella pietra, veglia su di noi.
Forse..un giorno...saremo migliori!

mercoledì 16 marzo 2016

Dalla seconda lettera di Poldo....



 
 
Caro babbo,

sei dovuto partire anche questa settimana e non possiamo festeggiare il mio secondo anniversario insieme. Così ho deciso di scriverti di nuovo.

Sai in questi giorni riflettevo su questi due anni trascorsi insieme.

Sono stato molto fortunato, sono uno di quei rari casi di cani “abbandonati” e fortunati: in primo luogo perché chi mi ha abbandonato lo ha fatto in un posto speciale, il Rifugio di Gonnosfanadiga.

Lì ho potuto conoscere delle tate meravigliose e scoprire l’amore incondizionato per tata Vale. Le stavo incollato come un francobollo e, nonostante non facesse che dirmi “Poldo spostati”, “Poldo smettila”, “Poldo così non si fa” io non smettevo di starle incollato!

Poi c’era mamma Cate. Che dire di lei: mi mancano i suoi abbracci e il suo sguardo sempre pieno d’amore, anche quando è stanca e preoccupata per il benessere di tutti noi.

Lei controlla tutto, dirige tutto e ha tante responsabilità, ma non dimentica mai una carezza, un saluto affettuoso verso ciascuno degli ospiti del Rifugio. Sai babbo, credo di sognarla la notte.

Sogno che un giorno verranno a trovarmi. Sogno che le accoglierò col mio più bel sorriso e la mia più bella e fiera scodinzolata e le porterò a conoscere questa meravigliosa famiglia che, oramai, è la mia famiglia!

In secondo luogo, la mia fortuna, è stata conoscere te e la mamma.

Mi ricordo ancora quel giorno, dopo lo spavento dell’alluvione, in un giorno di sole sei venuto con la mamma ad aiutare a sistemare il Rifugio.

Io ero là a seguire tutti i vostri spostamenti e a cercare le vostre carezze.

Vi avrei voluto raccontare di me e dei miei compagni…e forse col pensiero l’ho fatto.

Ci sono voluti quattro lunghi mesi…ma poi.. quel 16 marzo di due anni fa, la mamma è venuta a prendermi.

Sono andato via tra le lacrime di mamma Cate e tata Vale e la commozione di tutti. Sono entrato in quella macchina fiducioso, anche se non sapevo cosa mi aspettasse.

Sono passate due ore prima di capire cha a casa ad aspettarmi c’eri tu.

Quanti abbracci, quanta gioia!

Un giardino, una casa e nuovi fratelli da conoscere e con cui giocare.

Sono trascorsi due anni e loro sono i miei fratelli. Con loro mangio, dormo, gioco e, talvolta, litigo, ma per nulla al mondo permetterei che succedesse loro niente di male!

Sono trascorsi due anni e c’è voluto un po’ di tempo, prima che mi sentissi a casa veramente.

Vi ho fatto un po’ disperare, soprattutto nel corso del primo anno, con le mie sperimentazioni: scarponi da lavoro, posacenere e occhiali, spariti o mangiati, ma non lo facevo con cattiveria. Non ero abituato alle regole ma, piano piano, ho capito tutto!

Poi sono stato io ad insegnare ai nuovi arrivati le regole della casa.

Si, perché questa famiglia, dopo di me, si è nuovamente allargata.

All’inizio eravamo in quattro, con Cleo, Enea e Maccocca, poi si sono aggiunti Polly, la mia compagna di box, ed il piccolo Zac, che oggi è il mio migliore amico.

Oggi sono oramai cresciuto, ho quasi quattro anni e mezzo.

Sono un cane felice.

Ho messo su un po’ di peso ma, nonostante questo, mi addormento spesso e volentieri sulle gambe della mamma, sino a quando non mi accorgo che non respira più, allora, anche se contro voglia, me ne vado nella mia brandina.

Oggi gioco con tutti i miei fratelli, senza distinzione. Ho legato anche con Cleo, la più difficile da conquistare del mio piccolo branco.

Ma non toccatemi Zac! Lui è il mio compagno di giochi e di avventure.

Ogni tanto mi convince a combinarne qualcuna delle sue…anche se so che dovrei dare il buon esempio!

Oggi è una giornata di sole. Tu sei lontano e la mamma è un po’ triste perché avrebbe voluto festeggiare con te questo nostro anniversario.

E’ un giorno speciale perché il mio arrivo a casa ha aperto il cuore ad altre adozioni e ci ha fatto sentire veramente una famiglia unita.

Perché è questo che siamo: una famiglia! Dove l’amore, la pazienza, la comprensione e, soprattutto, la complicità, ci ha fatto superare i momenti difficili e ci ha fatto gioire delle piccole e grandi cose della vita.

Siamo una famiglia dove l’amore può tutto, anche farmi guarire dalla leishmaniosi!

Sai babbo, qui sentiamo tanto la tua mancanza e non vediamo l’ora che torni a casa.

Quando tornerai vedrai come ti salterò addosso e quanto correrò per farti capire quanto sono felice.

Ti voglio un mondo di bene…per sempre tuo..

Poldo

domenica 13 marzo 2016

Polly e la magia.


C'era una volta una cagnolina molto speciale.
Lei viveva, insieme alle due sorelle e ai tre fratelli, con un padre ed una madre che la amavano alla follia.
Avevano deciso di portarla a casa con loro perché non sopportavano di vederle lo sguardo triste. I suoi occhi, del colore dell'ambra, sembravano persi in un mondo tutto loro.
Il babbo e la mamma non sapevano, in realtà, che la loro Polly, questo era il suo nome, fosse una cagnolina con poteri magici.
Nel suo mondo parallelo Polly era la maga, la potentissima stregona della sua comunità.
Tutti si affidavano a lei per risolvere qualsiasi problema, sia di natura sentimentale che di salute.
Lei ti imponeva il suo sguardo magnetico e potentissimo, capace di leggere dentro i piensieri più reconditi, e in pochi minuti era in grado di risolvere problemi o qualunque tipo di richiesta le venisse fatta.
Era una cagnolina speciale con poteri speciali.
Ovviamente tutte le sue azioni erano orientate esclusivamente a fare del bene.
A vederla così, spesso assorta nei suoi pensieri,  con lo sguardo perso nel vuoto, oppure addormentata per ore e ore, chiunque avrebbe potuto pensare che continuasse ad essere una cagnolina infelice.
In realtà il suo ruolo di maga o strega del bene, spesso,  le assorbiva tutte le energie.
Le richieste di aiuto erano tantissime e lei, essendo capace di leggere il pensiero e di comunicare con chiunque,  anche a grandissime distanze, lavorava di continuo. Ad un occhio inesperto sembrava riposare, mentre invece comunicava la sua energia positiva,  magari dall'altra parte del mondo!
Oppure la potevi sorprendere guardare il nulla con quegli occhioni tra il giallo ed il verde, in realtà stava risolvendo le più problematiche crisi politiche della sua tribù.
Il suo babbo e la sua mamma adottivi erano all'oscuro di tutto. Ma che la loro dolcissima Polly fosse speciale, era fin troppo evidente!
In fondo in fondo Polly sapeva essere anche spiritosa, a modo suo!
Così, un giorno, decise di utilizzare i suoi poteri, che erano veramente tanti, per fare uno scherzo alla mamma.
Il babbo doveva partire e la mamma lo ha accompagnato alla nave.
Al suo rientro ha aperto il cancello, è entrata, ha richiuso il cancello sbraitando contro Maccocca,  una delle sorelle di Polly, che ha la brutta abitudine di farsi i giretti nel giardino del vicino, ed infine è entrata in casa...
Poldo, Zac ed Enea stavano facendo una cagnara incredibile,  come al solito, per il rientro della mamma. Si sa, i maschietti sono sempre molto chiassosi ed indisciplinati!
Maccocca è rientrata, Cleo, l'altra sorella, gironzola intorno alla mamma....e Polly....Polly dov'è?
La mamma ha iniziato a contare i suoi bimbi...1, 2, 3, 4, 5....Pollyyyyyy, dove sei?
Sarà in giardino!
La mamma inizia ad agitarsi...1, 2, 3, 4 e 5...ma dov'è Polly?
Così decide di andare a cercarla fuori....
Pollyyyyyy....dove sei?
Pollyyyyyy....
La mamma si mette a piangere disperata...non riesce a ricordare se al suo rientro, la sua dolce bimba, le è venuta incontro o è rimasta a casa come fa solitamente!
Chiama il babbo...in lacrime...e lui, per fortuna, la tranquillizza un po' e le dice dove cercarla.
La ricerca non ha dato buoni frutti....così la mamma rientra a casa...
Polly è mollemente adagiata sul divano...e i suoi occhi tondi e trasparenti la guardano con aria interrogativa?
Probabilmente è sempre stata lì...ma si è resa invisibile ai suoi occhi.
Era curiosa la dolce Polly, di vedere la reazione della mamma se non l'avesse trovata al solito posto!
Certo non avrebbe mai pensato che reagisse così. Si...perché in realtà non sapete che quando ha visto la sua bimba sul divano, le è corsa incontro e l'ha abbracciata a lungo piangendo.
Polly voleva solo fare uno scherzo alla sua mamma apprensiva, certo non voleva farla spaventare. Così si è fatta abbracciare a lungo per poter infondere serenità e pace a quella mamma strampalata che si è fatta ingannare dalle magie della sua dolcissima strega buona!

martedì 1 marzo 2016

Lettera di Poldo

 
 Carissimo babbo,
ho rubato il tablet alla mamma per tenerti aggiornato in questi giorni.
Per cominciare come sei partito ha iniziato a piovere. Ho l’impressione che anche il cielo faccia il broncio perché sei lontano e ci manchi tantissimo.
Certo, c’è la mamma con noi! Ma lei, quando ci sei tu, è molto più allegra e spensierata… chissà perché!
Ti devo raccontare di ieri: dato che pioveva e la mamma stava lavorando con il computer, abbiamo trascorso la giornata a poltrire sul divano.
Enea era molto nervoso. Sai, a lui non piace la pioggia, oltre ad avere un pessimo carattere.
Ha trascorso la giornata a guardarmi “in cagnesco” e, credimi, lo sa fare benissimo!!
Ad un certo punto, dato che continuava a provocare, gli ho dovuto dare una lezione. Pensavo si fosse calmato… invece, ha continuato a provocare, mettendo in agitazione il povero Zac che, per fortuna, ha cercato riparo dalla mamma che lo tranquillizza sempre.
Insomma, questa volta, mio caro babbo, sono dovuto essere un po’ più incisivo con Enea, dato che tu non ci sei. Si, lo so che lui è il mio fratello più grande e che non ci sta molto con la testa! Ma non potevo continuare a farlo comportare male.
Così l’ho tenuto per un quarto d’ora sotto la mia zampa per farlo calmare e per fargli capire che certe cose non si fanno. Lo deve capire che io gli voglio bene!
Però ti devo dire una cosa: nella colluttazione, senza volere, gli ho fatto male su una coscia. La mamma lo ha disinfettato e ora zoppica un pochino. Sembra Zac!
Spero che il dolore gli passi in fretta, soprattutto dopo che io e Zac, dopo le cure della mamma, lo abbiamo disinfettato a dovere.
Insomma babbo, dopo che si è calmato, gli sono stato vicino e ho continuato a leccarlo. Lui ha ringhiato ancora un po’… ma spero abbia capito che l’ho fatto per il suo bene.
Stanotte ne ho combinato una delle mie, così ha detto mamma, io non sono d’accordo.
La mamma si era già coricata ed io ho trovato in cucina un contenitore di plastica, appoggiato su un telo a sgocciolare, con il suo bellissimo tappo in gomma blu.
Non ho saputo resistere!
Sapevo che sarebbero venuti fuori dei coriandoli meravigliosi, così ho iniziato a romperlo in pezzettini minuscoli, come solo io so fare.
Dopo un po’ si è alzata la mamma che si è adirata con me e, soprattutto, mi ha portato via il contenitore.
Mi ha chiesto notizie del tappo, ma le voglio fare una sorpresa!!
Vedrà domani in giardino!!
Dopo che la mamma è andata nuovamente a dormire, è caduta una candela dal candeliere appoggiato al marmo del caminetto.
Abbracciato alla candela c’era un bellissimo angioletto che ho preferito far sparire… chissà se la mamma riuscirà mai a trovarlo… adoro la “Caccia al Tesoro”!
La candela non potevo lasciarla in terra, ovviamente, così l’ho fatta in mille piccolissimi pezzi che mi sono serviti per decorare il divano. Essendo una candela colorata, l’effetto stilistico è stato di gran lunga migliore del previsto.
Tu pensa, babbo, che la mamma, quando ha visto la mia meravigliosa opera da artista consumato, ha sgranato gli occhi e si stava per mettere a piangere per la commozione! Poi mi sono distratto un attimo e la mamma ha fatto sparire tutto. Forse l’ha conservata per fartela vedere… sarai orgoglioso di me!
Questa faccenda dei coriandoli mi sta impegnando moltissimo.
Ho scoperto che nella cesta della legna c’è sempre del materiale molto interessante per lo sviluppo delle mie creazioni.
La mamma mi ha detto che se non la finisco, mi manda a lavorare in una fabbrica di stecchini!!! Quando torni mi spiegherai cosa voleva dire, perché non ho capito…
Per fortuna oggi non piove.
Fuori è tutto bagnato e dentro casa direi che, al caldo del camino, si sta molto meglio.
La mamma lavora nuovamente al computer e io passo il tempo giocando con Zac dentro casa, per non lasciarla sola.
Credo che Enea sia un po’ risentito con me perché zoppica ancora.
Direi che sei stato sin troppo fuori di casa, pertanto ti prego di tornare al più presto perché ho tanta voglia di saltarti addosso!
Per il resto non preoccuparti… alla mamma ci pensiamo noi.
Ti salutano Maccocca, Cleo, Enea, Zac e Polly, (anche Maya).
Il tuo adorato
Poldino

venerdì 26 febbraio 2016

Il branco








Sono 
 un paio di mesi che non scrivo. Non perché non avessi niente da
 scrivere, ma perché non ne ho avuto il tempo e soprattutto mi è mancatala concentrazione.
Oggi però ho sentito l'urgenza di fermarmi per raccontarvi qualche altro episodi della mia famiglia a quattro zampe che, in periodi come questo, mi rende la vita più accettabile.
Nel pomeriggio è venuto a trovarci un collega di Francesco. Non era la sua prima volta, anzi, i miei cani lo hanno visto più volte,  tanto che l'accoglienza è stata delle migliori.
Mentre beveva il suo caffè i cani si sono sistemati sul divano, vicini a me. Poldo, però, con un occhio chiuso e l'altro aperto, ha iniziato a scodinzolare, mollemente adagiato sul pouf...
Il collega, sollecitato dalla reazione di Poldo,  gli si è avvicinato e ha iniziato a giocare con lui. Carezze, qualche schiaffetto bonario accettato di buon grado, una volta compreso che si trattava di un gioco.
Poldo, non avendo tantissima confidenza, ha avuto necessità di un momento prima di accettare le provocazioni al gioco.
Ma quell'attimo è  bastato agli altri cinque per capire che il loro fratellone poteva essere in pericolo o, per lo meno, a disagio!
Così all'improvviso, all'unisono, hanno iniziato ad abbaiare contro il collega di Francesco!
"Ehi tu! Lascia in pace il nostro fratellone! Non ti azzardare a toccarlo sai! Altrimenti te la devi vedere con noi..!"
Il loro atteggiamento ci ha fatto sorridere ed è stata occasione di riflessione sul nostro piccolo branco.
Loro sono un gruppo affiatato. Ogni giorno il loro legame si fa sempre più stretto.
Mentre scrivo sono incollati a me, sul divano.
Fuori piove.
Non amo la pioggia di notte, specialmente quando sono sola a casa. Mi mette addosso una sorta di inquietudine che mi si appiccica e non mi lascia stare.
Ma ci sono loro...incollati a me...per fortuna, il mio piccolo branco.
Poldo è ormai l'educatore ufficiale di Zac.
C'è voluto un po' di tempo, prima che si creasse affiatamento. Ma oggi posso dire che siamo molto oltre: il loro rapporto è fatto di rispetto reciproco, gioco, imitazione e un amore incondizionato.
Zac riproduce tutti gli atteggiamenti di Poldo e Poldo, ogni tanto, cede agli stimoli del giovane Zac, riproponendo le sue monellerie.
Stamattina, ad esempio, il ragazzone si è fatto trovare in flagranza di reato con l'imbottitura del cuscino, appena demolito, in bocca!
Fiero della sua attività, allungato sul divano con quintali di cotone in bocca, che ovviamente non mi voleva dare, l'ho dovuto convincere con un sonoro sculaccione, come si fa con i bambini, anche perché temevo ingoiasse tutto rischiando di stare male.
A quel punto mi ha guardato mugolando e incredulo, come se non si capacitasse della mia reazione: "Ma cosa ho fatto?" Deve aver pensato..."Non hai visto come sono diventato bravo anch'io a distruggere i cuscini! Me lo ha insegnato Zac!"
A parte i danni, non riesco a non sorridere. Non riesco a non amarli, ogni giorno un tantino di più...
Zac, intanto, cresce. Lui è un esserino che emana dolcezza.
Alla costante ricerca di coccole da parte mia e di Francesco. Quanto per i primi mesi lo ha temuto,  ora lo cerca per potersi abbandonare tra le sue braccia dove si sente protetto e amato a dismisura.
Li ho visti spesso perdersi negli occhi l'uno dell'altro...guardandosi con tenerezza. La paura è  dimenticata, così come il rifiuto.
Questo esserino molto spesso claudicante,  ha fatto breccia nel cuore di tutti noi.
E intendo proprio tutti!
Si è inserito perfettamente nel branco e trascorre il suo tempo  giocando con tutti. Poldo è la sua prima scelta e, quando lo ha sfinito a dovere, comincia l'inseguimento di Maccocca.
Anche Polly riceve le sue attenzioni: nelle rare uscite per fare i bisogni, Zac la segue per verificare che anche lei non abbia voglia di farsi una corsetta, con il risultato che la povera sventurata rientra di corsa dalla gattaiola, sempre diretta al controllo del divano e delle cucce.
I tentativi di gioco con Enea e con Cleo non hanno ancora sortito gli effetti sperati. Ma lui non demorde.
Non lo fermano ringhiate e tanto meno, atteggiamenti aggressivi da parte di Enea, a dire il vero, sempre meno credibili.
Insomma, con il passare del tempo, siamo ogni giorno di più il loro punto di riferimento, ma tra di loro costruiscono un legame sempre più indissolubile.
Polly, che continua a vivere in un mondo tutto suo, anche se non partecipa direttamente ai giochi, cerca il contatto non solo con me e Francesco, ma anche con loro.
Non ha più avuto alcun atteggiamento aggressivo nei confronti di nessuno. Anzi, soprattutto la notte, o nel pomeriggio durante il riposo,  invece di andare a dormire da sola nella cuccia o nella brandina, si cerca uno spazietto vicino ai fratelli.
Piccoli passi, ma cerco di vedere il lato positivo.
Oggi ha capito che nessuno di loro le prenderà il posto per dormire, le ruberá il mangime o la manderà via prendendola a pedate, come le è successo nel periodo in cui ha vissuto da randagia.
Ha scoperto, addirittura,  che può rubare croccantini dalle ciotole degli altri senza essere aggredita!
Piccoli passi...ma per lei sono grandi conquiste.
Lo leggo nei suoi occhi che, lentamente, diventano più sereni.
Il mio piccolo branco fa ogni giorno miracoli. Li fa quando ci fa sentire una famiglia e quando accoglie un nuovo membro facendolo sentire a casa.
Probabilmente non siamo i migliori educatori cinofili del mondo, ma certamente siamo molto orgogliosi di aver insegnato ai nostri cani l'accoglienza.