Gigi ha trovato la sua famiglia..sporco ma felice!
Premessa
Sento
il profondo desiderio di raccontarvi la sua storia, se pur breve.
E’
arrivato a casa nostra l’11 maggio 2015 intorno a mezzogiorno e se n’è andato
il 17 maggio 2015 alle 19.30.
Sento
di doverlo fare per ciò che ha significato per me conoscerlo. Sento di doverlo
fare per cercare di sciogliere questo nodo in gola che non mi fa respirare.
Sento di doverlo fare per tutti quei cuccioli abbandonati al loro destino che,
contrariamente al nostro angelo, non hanno mai conosciuto il calore di una
casa, una carezza… Sento di doverlo fare perché sono una inguaribile ottimista
e penso che, raccontando la sua storia, se pur in forma di favola, possa
diventare talmente tanto virale da arrivare, prima o poi, a toccare il cuore di
chi il cuore l’ha perso e non ci pensa neanche un istante ad abbandonare un
cane, che sia un cucciolo o meno. Sento di doverlo fare perché è l’unico modo
che ho, forse, per far cicatrizzare questa ferita che mi si è aperta dentro e
che mi sta facendo così male, da non crederci!
Non
ho mai perso nessuno, sono stata fortunata lo so. Non avevo mai avuto a che
fare con la sofferenza così da vicino, non avevo mai sfiorato la morte, la
perdita, l’assenza di vita… Il 17 maggio 2015 la vita nel corpicino di Gigi, il
mio angelo, è scivolata via… lui ha lasciato andare dolcemente quel soffio
vitale, così lieve, che lo teneva ancora legato a me… se n’è andato… se n’è
andato…
L’ho
accarezzato e baciato all’infinito, l’ho bagnato con le mie lacrime come in un
battesimo d’amore.
Non
ho salvato quel suo corpicino esile, mangiato dai parassiti e dalle infezioni
tremende che me lo hanno portato via, ma per merito suo ho salvato la mia anima perché, per sei giorni,
ho avuto l’onore di amare, curare e gioire della sua presenza come una novella
sposa al cospetto del suo sposo.
In
questi sei giorni ha avuto una famiglia con un babbo ed una mamma. Ha avuto dei
fratelli pelosi con cui giocare e trascorrere la notte protetto dal loro calore
e dalla loro presenza. Ha conosciuto delle zie meravigliose che con tanta
delicatezza e devozione, ci hanno aiutato a curarlo e a sentirsi amato sino
all’ultimo respiro.
Mi
hanno preso per mano per aiutarmi ad affrontare il distacco dal mio angelo.
Mentre il babbo ha fatto per lui un comodo giaciglio nel posto più bello del
giardino e ha scelto per lui una pietra bellissima che ha posato dolcemente nel
luogo dove giace il mio angelo.
Lavato
e profumato di borotalco lui è avvolto e protetto dalla Madre Terra, all’ombra
di un noce bellissimo che ha più di trent’anni, la pianta più bella del nostro
giardino…e lui sarà il seme d’amore che germoglierà dando vita ai suoi frutti
nella nostra casa piena d’amore, perché è composta da me e Francesco, con Cleo,
Enea, Maccocca, Poldo, Polly e Maya, la gatta. Noi due e altri sei angeli senza
ali…
C’era
una volta un cagnetto di nome Gigi.
Gigi
aveva un babbo ed una mamma… ma negli uffici che distribuiscono i cuccioli alle
varie coppie di genitori, per un errore gli avevano dato quelli sbagliati,
infatti era finito in una famiglia di orchi brutti e cattivi.
Gigi
era un cucciolo di pochi mesi ma aveva un coraggio da leone che, unito
all’incoscienza della giovane età, lo portarono a decidere di andare ad
esplorare il mondo da solo, per cercare i suoi veri genitori.
Non
è dato sapere quanto tempo trascorse alla ricerca della sua famiglia, ma ben
presto, si accorse che la vita là fuori era veramente difficile.
C’era
tanto buio e freddo la notte, e la fame non tardò a farsi sentire, tanto da
ridurre il suo corpicino di cucciolo, pelle e ossa.
Lui,
poi, non sapeva che avrebbe potuto incontrare pericoli incredibili, perché
quando sentiva raccontare dei tanti animaletti che succhiano il sangue ai
cuccioli come lui, Gigi, preso dal gioco, non stava a sentire.
Il
giovane Gigi non si perse d’animo neanche per un momento e continuò a camminare
senza sosta per tantissimo tempo… finchè un giorno in cui il sole era molto
caldo e alto nel cielo, vide in lontananza una grande macchina blu, lui non
sapeva che fosse una macchina naturalmente, ma quella cosa grande grande che si
muoveva lentamente emanava vibrazioni positive, che lui, con i suoi superpoteri
di cucciolo, riuscì a percepire.
La
seguì. Quella macchina svoltò e lo portò di fronte ad un cancello che si aprì… Gigi
si fece coraggio e tutto fiero e scodinzolante… entrò.
Gigi
si guardò attorno e si accorse che altri cani lo stavano annusando, chiedendosi
chi fosse. Ma lui non ci fece più caso e iniziò a sorridere a tutti. Il signore
che guidava la macchina lo aveva portato proprio in un bel posto…e quel signore
aveva una faccia simpatica!
“Chissà
se vuole essere lui il mio babbo!” si chiese Gigi riflettendo sul fatto che,
però, non avesse quattro zampe. Ma già il fatto di avere una faccia simpatica,
non come quegli orchi brutti e cattivi, lo faceva ben sperare di aver trovato
il posto giusto.
“E
la mamma? Ci sarà anche una mamma?” si chiese…ed ecco che all’improvviso venne
fuori da una casetta, che non aveva neanche notato, preso dalla conoscenza del
nuovo babbo e dei cinque fratelli pelosi, una mamma a due zampe…
Gigi
e la mamma si guardarono e lui capì di essere arrivato a casa.
La
mamma preparò subito da mangiare e da bere per il piccolo Gigi, che non toccava
cibo da giorni. Ci mise pochi secondi a divorare tutto per poi scodinzolare
come un matto per far capire a tutti che era felice di essere arrivato lì.
Ripulito
di tutto punto, lo liberarono anche da quegli insetti mostruosi che
continuavano a banchettare col suo sangue, chissà da quanto tempo. Ma lui non
ci faceva caso… tanto da iniziare seriamente a fare la conoscenza con i
fratelli.
“Ciao
io sono Gigi, beh in realtà così mi chiama la mamma quando mi dà da mangiare e
mi fa il bagnetto” disse al più grande dei fratelli, da cui era affascinato. Ma
Poldo decise che non era ancora arrivato il momento di dare confidenze agli
estranei. Si limitò ad una annusatina di cortesia per poi proseguire nella sua
costante caccia alle lucertole.
Gigi
provò a presentarsi a Maccocca, che piuttosto impaurita, preferì andare nella
sua solita postazione di vedetta, sopra un cumulo di terra.
Cleo
ed Enea, che temono anche la loro ombra, lo hanno degnato solo di annusatine
furtive.
Ma
Polly ha fatto gli onori di casa. Si è avvicinata e, dopo essersi presentata,
gli ha chiesto “Vuoi giocare con me? Sai io sono nuova, sono arrivata da poco e
so come ci si sente in mezzo a tutti questi nuovi odori!”
E’
così che Gigi e Polly iniziarono a giocare e rincorrersi come se si
conoscessero da sempre. Gigi, tra l’altro. aveva imparato da subito a fare la
capretta tibetana. Infatti aveva sentito dire che con i fratelli più grandi, se
esagerano nel giocare, meglio rovesciarsi per terra e mettersi subito con le
zampe per aria! E lui, ligio a queste
informazioni che aveva colto nel suo lungo peregrinare, era diventato
bravissimo nell’applicare la tecnica!
La
giornata trascorse serena, conoscendo i fratelli e le sorelle, mangiando buona
pappa e facendo nuove scoperte.
La
mamma ed il babbo spiegarono al piccolo Gigi che poteva entrare ed uscire di
casa da una piccola porta. Effettivamente lui l’aveva notata ma, senza il loro
permesso non aveva osato provarla. Una volta spiegato il funzionamento Gigi con
grande orgoglio, iniziò ad entrare ed uscire da quella deliziosa porticina sentendosi
libero e parte della famiglia.
All’ora
di pranzo Gigi non aveva capito perché la mamma si era messa ad urlare quando
lui si era arrampicato sul tavolo per assaggiare il loro pranzo! “E che sarà
mai” penso Gigi “Volevo solo assicurarmi che il cibo del babbo e della mamma
fosse buono. Con tutte le cose cattive che ho dovuto mangiare nel mio lungo
viaggio, non c’è da scherzare col cibo!” Ma a parte quell’urlo disumano, tutto
procedeva per il meglio e lui si sentiva tanto felice.
Nel
pomeriggio fece un’altra scoperta: il babbo e la mamma lo fecero salire con
loro sul divano e così, poté cadere in un sonno profondo, finalmente al
calduccio, sul morbido, e continuamente accarezzato dai suoi genitori. Dormì in
tutte le posizioni possibili ed immaginabili: sulla pancia del babbo, facendo
su e giù ad ogni respiro. Dormì in braccio alla mamma, dormì tra tutti e due
come ad unirli in un abbraccio infinito. Sognò le cose più belle, così tanto
belle che gli veniva da sorridere anche mentre dormiva!
Gigi
aveva imparato a scalare le montagne più impervie, senza perdersi d’animo. Aveva
incontrato nel suo cammino animali molto più grandi di lui che gli avevano
detto chiamarsi mucche. Lui ne aveva paura, però aveva capito che i loro
escrementi erano caldi e voluminosi quindi, la notte, ci si rifugiava di
nascosto, per non patire troppo il freddo!
Gigi
aveva dovuto affrontare delle sfide durissime per la sopravvivenza. “Tarzan se
non altro era stato adottato dalle scimmie che gli avevano insegnato tante cose”
pensava, invece lui aveva dovuto fare tutto da solo. Ed era stato tanto
coraggioso.
Di
Gigi si dice che avesse dei poteri magici.
Si
racconta, ad esempio, che qualsiasi cosa sfiorasse, anche solo con lo sguardo,
si sarebbe riempita d’amore, nello stesso modo in cui Re Mida trasformava tutto
in oro, lui trasformava tutto in amore. In realtà non capiva bene cosa significasse
questa cosa, perché nel suo lungo peregrinare non aveva potuto sperimentarla
spesso. Certamente aveva notato che chi lo guardava soltanto, poi, cambiava
espressione e si sentiva più amato e a sua volta poteva amare di più! Ma a
parte questo, non aveva ancora compreso appieno quanto grande fosse il suo
potere.
Gigi
era un cucciolo curioso e, nonostante i pranzetti gustosissimi preparati dalla
mamma, scoprì che sopra un mobile c’era un pacchetto da cui proveniva un
profumino delizioso. Vuoi la fame patita, vuoi la curiosità…ma Gigi doveva
assolutamente scoprire che cosa producesse quel profumino. Così si ingegnò e
riuscì a raggiungere quel mobile così alto, salendo prima su una sedia, poi su
un tavolo ed infine su quel mobile. Lì sopra c’era un involucro con un vassoio.
Dentro un vassoio una ciambella profumatissima, tutta ricoperta di zucchero.
Una vera leccornia! Come poteva il tenero Gigi resistere ad un cibo
apparentemente così buono!
Ma
Gigi non sapeva a cosa stava per andare incontro…
Gli
orchi brutti e cattivi, una volta scoperta la fuga del loro figliolo, non
furono molto felici. Non tanto perché fossero preoccupati di cosa gli potesse
accadere, così piccolo ed indifeso. Piuttosto non riuscivano ad accettare che
il loro figliolo, se pure c’era stato un errore nella distribuzione dei figli,
non fosse come loro, brutto e cattivo. Quegli orchi avevano capito che il dono
di Gigi era quello di distribuire amore…una cosa insopportabile per una
famiglia di orchi! Così approfittarono della sua fuga per punirlo.
Riuscirono
a scoprire che aveva trovato una nuova famiglia, così gli tesero una trappola.
Conoscendo
la curiosità del piccolo Gigi, pronunciarono un antico maleficio su una
ciambella succulenta avvolta in un pacchetto nella casa dove si era rifugiato
il loro figliolo: se avesse dato un solo morso a quella ciambella si sarebbe
trasformato in un orco brutto e cattivo e la nuova famiglia sicuramente – di
questo ne erano convinti – lo avrebbe cacciato via! Così si sarebbe consumata
la loro vendetta…
Gigi
riuscì a raggiungere la ciambella e ne divorò la metà. Solo allora fu fermato
dalla mamma – che non sapeva niente del maleficio – solo perché le ciambelle
non sono un cibo adatto ad un cucciolo!
Lasciò
a malincuore l’altra metà, ma se ne dimenticò ben presto, preso dalle nuove
avventure che gli riservava quel grande giardino attorno alla casa. Scoprì ben
presto che all’interno di un recinto piuttosto grande c’era un felino
ferocissimo che tutti chiamavano Maya. Non riusciva a capire come mai nessuno
si preoccupasse del fatto che la mamma entrasse due volte al giorno per dare da
mangiare a quella belva assassina! “Meno male che ci sono qui io” pensò Gigi,
così la terza volta che vide entrare la mamma nel recinto di Maya, dato che
urlandole forte di uscire da lì, non aveva funzionato, decise di farsi coraggio
e cominciò ad arrampicarsi sulla rete di recinzione, la scavalcò e corse felice
dalla mamma per controllare che Maya non la sfiorasse con i suoi artigli
appuntiti! “Ti difendo io mamma” le disse fiero senza staccarsi da lei neanche
per un istante.
La
notte trascorse serena. Chi nelle cucce, chi nel divano tutti dormirono beati
per poi iniziare la giornata con buona pappa e nuove avventure nel giardino.
Gigi
non pensava più alla ciambella, ma iniziò a sentirsi sempre più debole.
Polly
gli chiese di giocare con lei. Lui cominciò a giocare e a rincorrersi, ma si
sentì subito debole…la trasformazione in orco stava appena iniziando.
Gigi
era un cucciolo speciale, con poteri che nessuno poteva immaginare, neanche
quegli orchi brutti e cattivi che, non avendolo amato, non avevano capito
quanto speciale fosse quel loro figliolo che avevano fatto scappar via.
Era
talmente speciale che una fatina microscopica, tutta vestita di piccolissime
stelle luminose, la fata dei cuccioli speciali, gli si infilò in un orecchio
per metterlo in guardia. Gli raccontò del maleficio e che lentamente si stava
trasformando in un orco brutto e cattivo.
Gigi
non poteva permettere a se stesso di trasformarsi. Soprattutto dopo aver
trovato la sua vera famiglia. Perché sapeva che se si fosse trasformato gli
avrebbe potuto fare del male, anche solo involontariamente, perché la sua
natura sarebbe cambiata.
Così
fece una scelta coraggiosa.
Il
suo corpicino era sempre più debole per colpa del maleficio che continuava ad
agire, cercando di trasformarlo, e lui combatteva con tutte le sue forze per
rimanere il cucciolo magico portatore di amore che era sempre stato.
Lottò
per tre lunghissimi giorni…
Alla
fine del terzo giorno ebbe un’illuminazione. Decise di trasformarsi. Si
trasformò… ma non in un orco brutto e cattivo. Aveva capito, nella sua grande
saggezza di cucciolo magico, che esalando il suo ultimo respiro si sarebbe
trasformato in un angelo e avrebbe potuto, così, continuare a contagiare
d’amore chiunque avesse potuto sfiorare. Anzi, da angelo, avrebbe potuto
sfiorare molte più persone o tantissimi altri cuccioli bisognosi d’amore!
Fu
così che tra le braccia della mamma, lavato dalle sue lacrime perché aveva
capito la scelta coraggiosa del suo piccolo Gigi, si lasciò andare per
trasformarsi finalmente in un meraviglioso angelo vestito di luce e colmo
d’amore, da regalare a tutti quelli che hanno la fortuna di conoscere la sua
storia.
E’
per questo che la sua storia deve raggiungere gli angoli più sperduti del
mondo…perché il piccolo Gigi, il cucciolo magico, il piccolo angelo della
mamma, possa compiere la sua magia riempiendo questo mondo di tutto l’amore di
cui ha bisogno…e anche di più!
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