lunedì 6 luglio 2015

Un tuffo nel passato.




Enea e Cleo sono entrati nella mia vita da piccolissimi.
Cleo aveva quattro mesi quando l’ho portata a casa e, i suoi primi mesi di vita li ha trascorsi in allevamento.
Enea è arrivato a casa che aveva solamente un mese e mezzo di vita. Me l’ha portato un ragazzo a cui avevano dato lui e la sua sorellina, che la madre non voleva più allattare, se ricordo bene.

Maccocca è arrivata nella casa in campagna dove abbiamo abitato per un anno, che aveva circa sei mesi. Si è materializzata dal nulla, tanto che abbiamo pensato che fosse stata abbandonata. In realtà potrebbe essere frutto di una gravidanza di qualche cagnetta che vive nella zona industriale di Alghero, una di quelle seguite dalle volontarie, che ancora non sono riuscite a sterilizzare, perché magari non si fa avvicinare!
Abitavamo poco distanti…quindi è lecito pensarlo…
Ma Maccocca, sin dal primo momento, sembrava che avesse vissuto sempre con noi. Sembrava quasi che non avesse un passato.
La sua unica paura è la macchina. Detesta viaggiare, infatti le evitiamo questa tortura, se non in caso di estrema necessità.

Da quando è entrato nella nostra vita Poldo, le domande sul suo passato sono state tantissime e, tutte, senza una risposta.
Nel primo periodo di convivenza nella nostra famiglia, Poldo ha dato segni di terrore in presenza di persone di una certa età, in particolare di sesso maschile.
Così come si spaventava tantissimo quando qualcuno gesticolava vicino a lui. Ma dovevano essere sempre uomini, altrimenti non dava segni di disagio.
A questi segnali, ovviamente, abbiamo cercato di dare delle spiegazioni.
Lui ha vissuto un anno e mezzo con degli ipotetici proprietari, prima di essere abbandonato e legato alla rete del Rifugio.
Che vita avrà vissuto con i precedenti proprietari?
Come lo avranno trattato, soprattutto quando hanno capito che non era adatto per la caccia?
Le risposte che potremmo ipotizzare non sono certo buone, date le reazioni di Poldo.
Grazie al cielo, però, i cani hanno la capacità di recuperare tutto il loro entusiasmo e la fiducia nell’uomo, tanto da “dimenticare” o per lo meno “accantonare” le brutte esperienze.
Oggi non si spaventa più così facilmente. Accoglie tutti con grande entusiasmo e quando dorme, riposa serenamente, e sogna e russa beatamente, magari spaparanzato a pancia all’aria, da non capire più, sotto quel cumulo di peli, da che parte stia la testa o la coda!

Polly si terrorizza anche solo se starnutisci accanto a lei o se fai un movimento brusco. Ma ha vissuto tanto tempo in Rifugio e altrettanto da randagia, perciò è lecito pensare che per la sua sopravvivenza abbia dovuto temere tutto ciò che le stava intorno, prima di capire se fosse realmente un pericolo.
Guardandola dormire tutto quel tempo, o stare distesa al sole nelle ore di punta, ci ha fatto pensare che in qualche modo abbia capito di essere al sicuro, qui con noi, e che ora può riposare senza temere o può riscaldarsi al sole senza che nessuno osi infastidirla.
Lei è l’opposto di Poldo. Lui è energia pura infilata in un corpo peloso a quattro zampe. Lei è l’immagine della pacatezza, della docilità.
Ha un carattere forte: non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, maschi, femmine, cuccioli. Se lei non vuole essere disturbata si può star certi, che non si fa avvicinare. Una ringhiata secca, ed è fatta! Nessuno la cerca.
Ma non è mai violenta. La sua apparente aggressività è quasi una corazza per non essere coinvolta in beghe che non le interessano.
Quando lei ha voglia si avvicina e ti guarda con lo sguardo più dolce del mondo. Gira tutta la testa, stile “L’esorcista” e fa sporgere quei suoi canini bianchissimi…e lì ti chiedi…”ma è o non è un cane??”.
Come avrà vissuto da randagia? Avrà avuto dei cuccioli prima di arrivare in Rifugio ed essere sterilizzata? Avrà avuto compagni di avventure o avrà vissuto da sola prima di incontrare gli angeli che l’hanno salvata?
Quante domande senza risposte…

Proprio in questi giorni, a poco più di una settimana dall’arrivo di Zac, ne affiorano nelle nostre teste tante altre.

Zac è stato trovato sul ciglio di una strada con una zampa penzoloni, a soli tre mesi. Vomitava ossicini.
Cosa si può pensare sentendo un racconto simile?
Che orrore lasciare una creatura che ha appena visto la luce, sola, in balia dei pericoli dell’abbandono.
Quante ore, giorni, settimane ha vissuto da solo? Come si è fratturato il femore? L’hanno investito? Lo hanno brutalmente buttato da una macchina?
Ma soprattutto, chi gli ha fatto tutto questo?
Zac è una creatura dolcissima. Ha la vitalità di un cucciolo di sei mesi ma la pacatezza di un cane adulto. I suoi occhi esprimono tutte le sue paure, ma il suo atteggiamento tradisce la sua voglia di coccole e di protezione.
Sin dal primo momento in cui lo abbiamo conosciuto in Rifugio, ho notato che aveva molta paura di Francesco.
La cosa mi è sembrata alquanto strana, perché da quando conosco Francesco, è sempre stato una calamita per cani e bambini!
Zac lo guarda da lontano e distoglie lo sguardo se Francesco lo osserva.
Vorrebbe avvicinarsi ma ha timore.
Se per caso è seduto accanto a me, e Francesco lo accarezza, lui si irrigidisce, ma non può fare a meno di leccargli le mani.
Lo teme ma lo incuriosisce. Lo teme ma lo osserva da lontano.
Rientrando a casa da Gonnosfanadiga, insieme a Zac, lui non è riuscito a mettersi a suo agio. Ha viaggiato per due ore senza rilassarsi un attimo. Ogni tanto mi guardava, ma solo se capiva che non lo stavo osservando. Se mi giravo distoglieva lo sguardo.

Ora sa che da me non deve temere niente. Mi cerca, mi regala tantissimi baci e viene a cercare protezione e coccole.

Con Francesco fa due passi avanti e uno indietro…
Chi può avergli fatto tutto questo? Chi gli ha tolto la fiducia nell’uomo?
I cuccioli hanno la giusta curiosità che li porta a conoscere il mondo e la fiducia cieca dell’inesperienza, che non li blocca davanti agli ostacoli.
Provano tutto, proprio come i bambini che mettono gli oggetti in bocca, perché è con la bocca che iniziano a conoscere le cose del mondo.
A Zac, quella fiducia e quella allegra spensieratezza nell’affrontare le cose del mondo, è stata portata via a soli tre mesi di vita.
Ora, dopo che gli angeli di Gonnosfanadiga hanno curato le ferite del suo corpo, anche se porta ancora i segni di quel trauma, io e Francesco, ci impegneremo a curare le altre ferite.
Lo faremo ritornare cucciolo per poter nuovamente sperimentare e gioire delle nuove scoperte.
Gli faremo conoscere l’amore di una famiglia e il calore di una casa dove trovare protezione, cibo , compagnia, serenità e giochi sfrenati con i suoi nuovi compagni.
E quella mano che ogni tanto riesce a leccare, col tempo non dovrà più fargli paura.

Sarà la mano da cui riceverà solo carezze e le cure per la sua dolcissima anima.

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